ALLA CHIESA DI S. olire la medicina esercitasse anche la mer-i-atanzia, narrando nell' Opera sua, che citerò in appresso, di un bastimento che nell’ ncque tra Ri mini e Pesavo vicino a pericolale recava anche merci di ragione dell’ autore. Ebbe Ira gli altri amici uno distintissimo , cioè Pietro Cuitimio (o Guitiuio ), queiio stesso di cui ho parlato a p. 470 del volume IH dell’ Inscrizioni, che essendo ca-poiiico di S, Marco fu nel -1555 eletto a parroco di S. Vitale e morì del 1541, fonie notava il Cornaro (Eccles. Venetae 111. 581.) Pare che sia morto il Fabrizii in età avanzala, cosi deducendosi da un suo autografo Proverbio, aggiunto ad un esemplare della detta sua Opera, il quale mostra la mano. Iremanle di un vecchio ; e sembra che tale sua morte non sia stata naturale, per quanto si può dedurre da una noia manoscritta al detto autografo , ove leggesi ; I\ota questa satyra essere di propria mano del autore e non vi essere ultra copia et pochi giorni drieto morse, in qual modo non lo dico. INon se ne sa nemmeno il tempo, poiché seb* bene nella detta nota manoscritta dicasi che mori poco dopo scritto il detto autografo, pure non ponendosene la data, non si sa nè anche approssimativamente 1’ epoca. Fu però certamente dopo il 1527* e prima del 4544 in cui moriva il suo amico Cuitimio. Io ho ho .trovato nelle* mie schede che il Fabrizii stava nella contrada di S. Marinà, e forse in essa è anche'morto. Più assai delle ciV-costanre della Vita dell’Autore sono interessanti quelle delLa sua Optra suaccennata, la quale è : Libro della Origine *delli volgari proverbi di Jloyse Cynthio delli Fabritii> della poderosa et inclyta .citta di Vitiegia cittadino, delle urti et di medicina dottore, ad Clemente settimo, degli illustrissimi Signori de Medici imperatore massimo. Cosi egli intitola il Papa, parendo che lo abbia personalmente conosciuto. L’ opera è in terza rima,divisa in altrettanti capitoli, iutilolalUVo-verbii, e fu stampata una volta Sola: In Vinegia per Maestro Bernardino et Maestro M allibale i Fitali fratelli peniliani adì ultimo septembrio M. CCCCCXXVL In Vinegia. Ecco la storia di questo famoso libro. Era già esso stampalo, ma non pubblicalo, quando i frati zoccolanti suddetti veggendosi in esso assai maltrattati, e leggendo anche delle proposizioni ereticali, ebbero ricorso a’ Capi del Cousi- MARIA DELL’ ORTO. 5 87 glio di X. perchè ne fosse proibita la circolazione. Intanto il Fabrizii presemava nell’ottobre 1526 al Principe e alla Signoria una supplica per ottenere privilegio che per dieci anni nessun altro potesse ristampare questa sua Opera indicando : cinn sit che per molli anni Ihabia insudalo et cum grande studio vigilato per con porre uva nova Opera in tersa rima della Origine de li Volgari? proverbii che tuto il giorno si ragionano, libro non inutile anzi sommamente giovevole a ciascheduna persona che.virtuosamente desidera vjtver al mondo.....per tanto hora volendo egli far imprimere e porre in luce il detto libro, acciò eh’ el non sia per stampadori, come è di suo costume, depravato, corrotto et dilacerato, come che tali fanno tuto il■ giorno che opera alcuna per loro non esce fuore che si possa da lit-teratu persona guardare, none he leggere;... domanda'il privilegio per die.ci anni che nessuno possa ristampar 1’ opera intitulándola diverso qi nuovo libro, se in essa non saranno aggiunti altrettanti .nuovi proverbii ‘ copie nel primo libro si contiene, e che. una parte della pena de’ contraffacenti sia devoluta alla Scola suy, per là fubrica de San Boclio. Con Parte del dì cinque ottobre stesso 4526 ( cioè dopo che già "era stampata 1’ Opera ) si accorda tutta intiera 1® domanda. Intanto, a. teiiore delle ripetute doglianze dei zoccolanti i Capi del Consiglio de’ Dieci, Francesco Pesaro, Andrea Molin, Antonio Prioli nel 29 gennajo 1526 (cioè 4527 a siile romano) fecero pubblicare sopra le scale di'Rialto per mezzo di ¡Nicolò Rizzo comandador, una Parte, che quind’ innanzi non si possa stampar alcuna Opera se prima iloii sarà stata permessa da’ Capi del Consiglio di X, i quàii debbano lai-la esaminare da due persone almeno e senlirne.il loro parere con giuramento ; e còsi similmente, che non si possano vendere in Venezia opere stampate altrove, se non ne sarà data licenza da’Capi stessi. E a questa Parte, come dice il Sanuto ( Diarii T. XLI1I. p. 482. ), dieder motivo le doglianze di que’ Irati a’ capi de’ Dicci, i quali mandarono a prender dallo stampatore tutti gli esemplari dell’ Opera tenendoli in deposito. A senso quindi della detta Parte nel 50 gennajo. stesáo i «api, che allora erano il Pesaro, il Molin, e Lorenzo Priuli, elessero ad esamiuadori Lorenzo Priuii il