JS2t) AULA CHIESA DI S ebbero ulienza dal Reverendissimo Strigo-jiiense, por (lue ore, sforzavansi con molte ragioni di indurlo a persuadere il Re di Ungheria gitoci caperei arma cantra vcnetos, offrendo per la ricuperazione della Dalmazia diversi ajuti. E avendo risposto quel Reverendissimo, che ora trattavasi della pace col mezzo di Antonio Giustiniano dottore a hotistaguo, quegli Oratori replicarono che auch’ essi vorrebbero la pace ma che /’ ini-perator noti se potea fidar de Feneliaui li quali benché promell essano assai, poco tairien seruariano nè a lui nè a soi successori ; ma che sé la Signoria desse all’ imjperadore qualche castello eli’ ella ha nel Friuli, più facilmente esso inclinerebbe a paceficarsi con lei. In quanto alle cose dei Turchi, varie no-tizio, come dissi, si pouuo ricavale da questi Dispacci. Una è quella comunicata dal Pasqualigo al Seuajo nel 20 agosto 1511, che avendo il Signor Turco mandato ultimamente su la Natòlia Hagmetbeg suo figliuolo ed Ifaly Bassa con cavalli venticinquemila e pedoni ventimila conLr ° il Soli il quale era con lo esercito suo in campagna appresso Bursia, detto Sofì sentendo avvicinarsi tanto esercito, lasciati i padiglioni e tutte le altre sue robe, da’ cavalli cd armi in fuori, finse di fuggire, e se n'andò con tutte le sue genti circa, miglia dieci loutauo di là a certa valle, dove diviso il suo campo in tre. parti ebbe modo di occultarlo, e si fermò. 1 Turchi visti i padiglioni e le robe, come sopra abbandonate dal Sofì, giudicarono che da paura fosse fuggito, e lasciato in quel luogo Hagmetbeg cou cavalli ottomila, con gran diligenza si misero a seguir il predetto Sofì, e quando giunsero a quella valle dov’ egli era nascoso , furono all’ improvviso assaliti da tre bande , per modo che furono tutti tagliati a pezzi, eccetto cavalli mille e ducento, e pedoni quaranta che fuggirono; nella qual pugna fu tagliata la testa ad llaly Bassa e a tredici sangiachi, e fu ferito gravemente un nepole del Turco; il quale poi fuggendo morì per cammino. Detti cavalli mille ducento scampati vennero ad Hagmetbeg, e comunicata la cosa, pre-stissimainente tutti insieme con lui e con la gente eh’ era là rimasta ritornarono verso Costantinopoli dove poc’ anzi era remilo il Signor Turco da Andrianopoli ; e avendo . ANTONIO ABATE. un altro figliuolo del Turco chiamato Sel-lembeg intesa cotesta rotta del padre, im-imediatamcntc si voltò collo esercito suo con-tra io Stato del dello suo padre facendo cou l’ajuto de’Tartari opere e progressi di sorte, che manifestamente tendevano ad iusignorirvìsi. Il padre suo sdegnato grandemente di ciò, mandò contro di lui quel Hagmetbeg venuto di Natòlia col residuo delle sue genti e altri ad esse aggiunti, e in brieve Hagmetbeg non fu si tosto giunto, che ruppe e fracassò tutto lo esercito di Sellembeg suo fratel- lo, il quale fuggì prima cou circa cento cavalli, e dappoi è stato preso — Un’ altra notizia alle cose Turche spettante è comunicata da Giorgio vescovo di Cinquechiese al Pasqualigo in data di Wiissegrado nella do-meÉica delle llogazioni anno 1512. Dice dunque che il figliuolo dell’Imperatore der Turchi, Ahambegh, quegli che olirà l’Ellesponto tiene quel tratto dell’ Asia minore che chiamano Natòlia, avendo udita la disperata salute del padre, e sperando di impadronirsi dell’Impero, radunò un ingente esercito, e venne verso Costantinopoli per occuparlo. Ma essendo insorto contro di lui un Nipote dell’Imp 'radore, il quale era governatore in quelle provincie, nacque tra il figlio e il nipote dell’ lmperadore un a-cerrimo conllilto . Rimasto Ahambegh vincitore, disfece, e fugò il Nepote, il quale raccoltosi in una fortezza, fu poscia preso, c di ambidue gli occhi privato morì : e cosi Ahambegh occupala tutta la Natòlia, con seltantamila uomini d’arme si sforzava di combattere contro il fratello Saliim-begli o Sellembeg per ottenere tutto l’imperio. Più volte il Pasqualigo domandato aveva al Principe di poter ripatriare, dopo le mólte sostenute fatiche per la qualità de’ tempi e delle cose che doveva trattare. Aggiungcvasi che gli veniva tolto, senza sua colpa, il modo di vivere perchè eragli stata sospesa la provvigione di danaro, e clic poco bisogno y’ era di tenere in Ungheria un AmbaseiatGre essendo le cose delia Repubblica colà ridotte a buon porto, cioè, ottenuto lo intervento della Signoria nella prorogazione della Tregua col Turco ; e nella vicendevole alleanza tra i Veneziani e gli Ungheresi nello aver guerra e pace comune col Turco , per modo che nou poteasi più