S. 31 A RTA, ■* ne della natura, al che Io invogliò la stret-» ta pratica da lui contratta in Padova, ove » a villeggiar si recava, col Vallisnieri e col n Pontadera. -Quindi fin dal 1709 datosi alla » botanica, dell’erbe e di altre piante del » veneto estuario andò in cerca, e a poco a n poco di esse e di altre ancora qua e là ra-» gunate uè formò uno scelto orto botanico » piantato col metodo del Tournefort, cui di » sua mano teneva in governo. Anche dell’o-» rigine e natura degli insetti fu osservatore » finissimo, non che ili cent’ altre produzioni » naturali, cioè di fossili, di pietre, di testa-» cei ed altro de’ quali tutti ne pose insieme 91 un curioso Museo. E volendo che il frutto „ della sua industria ridondasse anche in van-« faggio altrui, indirizzò una dottrinai lettera « al Vallisnieri intorno alla cantaride de’Gi-» gli, che fu stampata, e scrisse in seguito un » lungo poemetto intorno al Baco da seta (che * avea compiuto sino dall’anno 1716, ma che » vivente lui non vide la luce) in cui se non a giunse ad eguagliar in eleganza quello che » compose il Vida sullo stesso argomento (i) » Io vinse però nella novità dell’ erudizione » che sparse in esso, e nelle ampie note, ric-» che di osservazioni botaniche e naturali, 113 » con cui volle corredarlo. Benché le cure 5* letterarie formassero gran parte delle di lui » occupazioni non giunsero però a fargli di-» menticare il retto governo della propria fa-» miglia, di cui egli era rimasto Punico ram-» pollo. Imperciocché di Laura Santorio sua » moglie (a) avendo avuto parecchi figlinoli, » questi educò in guisa che ni un de’ doveri n ad un buon padre incombenti venne ad om-» mettere. Nel domestico trattamento fu splen-» dido ed elegante. Un signoril palazzo si diè n a fabbricare nella sua villa di Sandono ed » oltre le non piccole somme di danaro con-» sumate nell’ acquisto di erudite medaglie, » molte ancora ne profuse nell’arricchire la » sua libreria di scelti volumi, tra’quali splen-» deva il famoso codice di antiche inscrizioni 55 di Giovanni Marcanova cotanto celebrato » dagli antiquarii e dallo Zeno minutamente » descritto (3). Non pertanto anzi che smi-» unire il pingue patrimonio lasciatogli da’ » suoi maggiori lo accrebbe. F11 religioso, » modesto, amante all’estremo dell’onestà, » e della giustizia, e di tratto affabile e uma-» no. La villa, la cacciagione, la pesca furono » i suoi passatempi, come anche l’esercitarsi » nei lavori meccanici, pe’ quali aveva una (1) Fa a questo proposito ciò che ebhe a dire Ap. Zeno scrivendo al cavalier Marmi (Lett. 334). Quel poemetto del sig. Patarol sopra i Bachi da seta non è mai uscito alla luce. Quel signore tuttoché dì ingegno e di sapere dotalo ha molto di che pensare prima di dar fuori un componimento in verso latino, che superi, o almeno agguagli quello del celebre Girolamo Vida Cremonese. Vedi in seguito nel secondo volume clell’Opere : Bombycum libri tres. (a) Laura Santorio era figliuola di Santorio Santorio e di Felicita Lin gentildonna Veneziana. Suo padre Santorio era pronipote del gran medico Santorio di cui vedi nel primo volume delle Inscrizioni Veneziane. (3) Vedansi le Dissertazioni Vossiane, toni. I, pag. i43, ove riportasi anco la dedica del libro fatta dal Marcanova al Malatesta principe di Rimini. Vedasi la Verona illustrata. Parte 11} il Foscarini Letteratura, pag, 3^3} il Tiraboschi, toni. VI, P. I, pag. 160, edizione di Modena 1776} e la Mumiographia Musei Obiciani exarata a P. Paulino a s. Bartholomeo. Patavii 1799, Pag* *o, ove si avverte che il codice esiste presentemente nella Biblioteca dell’Obizo al Cattajo, il quale lo comperò. Ivi si nota un’altra particolarità, cioè, che in-line al codice trovasi un capo in cui si spiegano le sigle lapidarie delle Inscrizioni. Simile spiegazione però è comune ad altri codici che contengono Inscrizioni antiche. Il codice quand’era appo il Patarol fu rammentato eziandio da Filippo del Torre in una lettera ad Anton Francesco Marmi (Rovigo, 19 febbrajo 1711) inserita a pag. 171 del voi. II. Epi-stolarum clarorum venctornm ad Ant. Maglìabechium (Fiorentine 174&j 8,vo) ove dice di aversi latta mandar copia di alcune inscrizioni dal Marcanova raccolte, e di averle trovate piene di errori e d’inezie} ciò che han trovato degli altri che quel codice traacorsci'o. Tom. V. i5.