SANTA facezie e novellatori. Nella Vita ms. del Sagredo avvi un sonetto di Paolo Bergonzi in lode di quest’arcadia. 4- Arringa fatta nel Ser.mo Maggior Consiglio dall’Ecc.mo Signor Giovanni Sagredo procuratore e cavaliere a favore dell’Ecc.mo Signor Capitan Generale Francesco Morosini. (Sta a p. 299 della Parte IV. del libro li. dell’ Italia Regnante di Gregorio Leti. Geneva 1676, 120). Eceo il motivo dell’Arringa. Antonio Corraro aveva accusato Francesco Morosini Capitan generale di arbitrio nel cedere Candia agli Otto» mani e di mala amministrazione der pubblici effetti ; e instava che fosse fatto processo, e che fosse spogliato il Morosini della veste procuratoria di S. Marco che per merito gli si era data. Il Sagredo con questa Orazione difende il Morosini. Forti dall’uua parte e dall’altra eran le ragioni de’dicitori; il perchè fu commessa la causa ad un Inquisitore, che fu Francesco Erizzo, e fu assoluto il Morosini con onorevole sentenza. Tre volte, come nota l’Arrighi (De Vita et rebus gestis Francisci Mauro-ceni Peloponnesiaci principis Venetorum Lib. IV. Patavii, Cominus, *749? >n 4°j a P- 226, 227 e segg. ) parlò il Corraro in accusa del Moro-sini. La prima a’ 19 di settembre dell’anno 1670, come privato, alla quale Arringa nessuno allora rispose; la seconda a’ 23 dello stesso mese ed anno, come Avvogador del Comune, alla quale formò risposta il Sagredo; la terza nel 20 detto, pur come Avvogadore, cui rispo- TERNITA. 1S9 se Michele Foscarini, la quale risposta non si conosce nè stampata nè manuscritta. L’ Orazione del Corraro stampata è quella che tenue nel 19 settembre. L’Arrighi di tutte cinque fece 1111 estratto e inserillo in latino nella suddetta Vita. Ciò ho voluto notare perchè non è esatta l’epoca del 20 dicembre 1G70 posta dal Leti e da altri all’ Orazione del Corraro ; perchè si sappia che PArrighi non tradusse già in latino le due Orazioni italiane stampate, ma ne fece un sunto assai succoso ; e perchè veg-gasi che del 1670 quando il Sagredo pronunciò la sua Orazione non era ancora Procuratore di S. Marco , come disse a torto il Darà (Storia, pag. 269, voi. VII., ediz. di Capolago). Bartolommeo Gamba, nome caro alle lettere italiane e alla Bibliografia, rapito improvvisamente nel dì terzo del maggio 1841, mentre leggeva nell’Ateneo Veneto la Vita di Lorenzo Da Ponte Cenedese, ristampò co’ tipi Alviso-politani nel 1833 per le nozze di Michele Zoccoliti con Antonietta Acqua l’Orazione del Sagredo, e quella del Corraro sull’ esemplare del Leti, premessovi un suo cenno nel quale giustamente osserva che delle due Arringhe lei più grave e la pià a/filata è quella del Corraro. Ad ogni modo riusciron clamorose e ricercatissime fino da allora, e multiplici copie a penna se ne fecero che stannosi nelle nostre e nelle estere biblioteche ; e anche a taluna di queste copie ebbe ricorso il Gamba per riprodurle nette da un ammasso di scorrezioni. (1). (1) Nel libra ms. inedito intitolato Copelìa Politica (a. 1675), che citerò più avanti, si legge a proposito dell’Orazione del Corraro quanto segue: Antonio Corraro. « Pochi o nessuno troverannosi di genio più franco, e di più risoluta maniera di n questo soggetto. In età matura, non vecchia, ha mostrato una severità spartana senza farsi timoroso di » otlicii, o risentimenti privati. E quello che quasi novello Bruto ha attaccata la prepotenza del Ca- li pitali Generale Francesco Morosini, che poscia assomigliossi a Cesare per tante prerogative estraordi-» narie in questa repubblica. Il fatto è noto, non giova riandare il successo; basta che in arringo d’un » Conseglio di mille Ottimati, ha di proprio moto, e senza impiego di carica fatto un lungo racconto di r> cosa che altri paventeriano dirne una parola all’orecchio. Se qui non s’accostumasse il flusso e riflusso, « avrebbe fatto eterno il suo nome in una eterna jattura del più rinomato cittadino, entro e fuori di pa-» tria, col quale non aveva alcun odio privalo. Il colpo fu grave, e mortale, e tanto iuopiuato, che ha » non solo instupidito le vendette private; ma anco il pubblico risentimento, avendo anco offesa la giu-»! stizia pubblica col tassarla di addormentata, anzi che fosse fatta serva alle particolari aderenze. Per » verità mai più è stata comportata tanta libertà di discorso, ed in altri tempi parole più moderate furono n qualificate a delitti : ma ognuno ha taciuto, acciò la riprensione che si facesse al Corraro, non fosse « creduta parzialità, e difesa del Morosini. Il balsamo del tempo e del broglio ha però risanato l’offeso ; « ma non è stato balsamo cotanto efficace che esentasse la cicatrice; mentre corre fama, che non ogni « assoluto sii giusto, benché si rendi giustificato. Se tanto questo soggetto ha fatto senza obbligo, è prova « validissima che in se stesso si trovi incontaminalo, perchè un medico infermo non sa bene aggiustare » il rimedio, et avendo fatta questa solenne professione una volta, converrà servare il proposito in avvedi nire, senza badare alle ristrette fortune della sua casa la quale per ogni emolumento del suo impiego » non averà che questa stravagante memoria «. Tom. V. 32