4SI S. FRANCESCO DEL DESERTO ISOLA.. La ¡soletta del Deserto, così chiamala probabilmente dal remoto e solitario silo, giace nelle uostre lagune, cinque miglia circa distante da Venezia, lungo il Canale de’ Treporli. Essa appartenne già alla nobile famiglia Michicl. Allora non aveva alcuna chiesa e solo vi sorgeva una corona di cipressi e altri alberi che la delizia rendevanla della famiglia stessa. Or avvenne, come suona la fama, che nel 4?20. (non 4222. come si dovrebbe ùudurrc dalla Cronaca del Dandolo, che ciò pone all’anno 48. del doge I’ietro Ziaur, mentre fu nell’ anno 46. di lui), Francesco d’Assisi, tornando dalla Siria e dall’ Egillc, ov’era sialo ad esercitare l’apostolica sua missione, approdasse a quest’isola non lontana da Bu-rano, con uno de’ suoi primi discepoli Irate Illuminalo, e la scegliesse per larvi dimora, sollevando lo stanco suo spirito per i lunghi sostenuti viaggi. Chiestane la permissione a’ nobili Michiel, eutrovvi, e liabbricalo un piccolo Oratorio ed una capanna di canne palustri, e «di rami d’albero per suo ricovero e del compagno, vi stelle alcun tempo in celestiali meditazioni, finche gli affari del suo Ordine e il ministero della predicazione altrove lo avessero chiamato (1). Così fu; poco dopo ne partì; e sei anni passali, sendo seguila la sua morte iu Assisi, cioè nel 4226., fit nel 4228. da Gregorio IX. collocato nel novero de’Santi. 0 allora, o poco tempo trascorso, alcuni de’ suoi discepoli recalisi in Venezia per fondarvi un monastero dell’Ordine loro, avvisarono, a seconda anche delle cure di frate Illuminato di erigerlo propriamente in quest’ Isola in cui il loro autore lasciata aveva sì bella memoria. E fattane parola ai nobile e pio uomo Giacomo Michiel (2) figliuolo di Giovanni della contrada (i) Non tulli però pii storici dicono che San Francesco si* Tenuto in queste lagune e abbia fondalo 1’Oratorio di che si parla. Tommaso Celano discepolo del Santo, e che fu il primo a scriver la sua vila per comando di Gregorio IX. (dal 1227. al 12$ 1.) e che qu ndi ue ebbe notizia di scienza propria, a la ebbe dallo stesso Sanlo » dai suoi compagni, non parla punto della tenuta di San l'rancesco nelle Paludi / c neziane. Il pi imo a testificarlo è San Bonaventura (nato 1221. morto 1274.) il quale nel Capo Vili, della sua Legenda S. Francisci. (T. V. edit. Venet. a. 1754- P*"- 5o6. )dice: alio quoque tempore ambulans cum quodarn Jratre per paludes f'enetiarum, invenit maximum auium multituiinem residentium et cantantium in virgultis. il Doge Audi r-a Dandolo (storico morto del |3V(. ) ripete la »tessa cosa; ini nè l’uno nè Tallio soggiungono che vi abbia fabbricalo ossia fondalo un Oratorio. Li fondazione dell’Oratorio è aggfunla dal h^adingo ( autore morto del 1657 ) Annales minorurn (T. I p. 333. I. Romae 1731. fol. anno 1220), ove .concordando con San Hona-veutura quanto alla venuta nelle lagu le nostre di S. Francesco e all’aneddoto degli uccelli, soggiunge: /Edi/ìcavit ibi (cioè fra que’viigulli) sacellum adjuncto tuguriolo in quo unus uut alter ex iociis deo luudes pcnolverent. Locum tamen postea auxìt sub nomine S. Francisci in Deserto. Anche il Celano ricorda 1* avvenimento degli uccelli 1 Sorores mene etma non nelle Venete paludi, ma in un Castello di nome Albiano e presso Meva-Mtum o Mevaniam castello dell’ Umbria, verso Bevagna pochi miglia lonlano da Assisi. 1/ ab. Albano Buffer non ricorda la venula di S. Francesco nelle venete lagune. (Vite de’Padri ec. T. XIV. Venezia. Battagia >825 p. 71. ) («) Giacomo Michiel non lo veggo nelle Genealogie patrizie di M. Barbaro. V' è bensì un Zuanne Conte d' Arbe del secolo XII. circa, che potrebbe essere il padre. L" aggiunta di patrizio, non è nè nel documento ritirilo dal Cornalo, nè glielo dà il Wadingo dal Cornalo citalo (p. 39.) il qual Wadiugo dice solo Vir devo-tus J’ieobus Michael. Il Cornaro sii dà l’aggiunto di nobile, ed è probabile che ne fosse trattandosi di una dell« P'ù antiche e3 illustri nostre famiglie. Toa. V. 61