CHIESA DI s. ANTONIO ABATE. ito teram^ntc ir’ suoi obblighi, provenne dal non aver potuto dare se non se degli acconti; e finalmente, che per più lettere scritte al «egretario Veneto a Buda aveva richiesto ajuto di gente e favore dal Re, ma nulla crasi concluso. A’ 17 maggio 1510 ebbe il Pasqualigo udienza dal Re , e presentate le suj credenziali tenue innanzi a lui e ad altri latina orazione esponendo la propria commissione e ampliandola all’ uopo . Mostrò quinto ingiustamente lo Stato Veneto era molestato da’ congiurati di Cambray ; interessò Sua Maestà ad interporsi per la pace, c a non prestare orecchio a’ nemici della Repubblica i quali procuravano di far rompere la alleanza di essa con Sua Maestà; richiese mille uomini armati d’ armi bianche agli stipendi della Repubblica, e pregò Sua Maestà, a scusare se il reverendo don Filippo More orator suo a Venezia fosse stato più del dovere trattenuto in Venezia. Parla assai il Pasqualigo di Andrea Bot (detto Bolan-dreas) di Baina Bano di Dalmazia, Croazia, e Schiavonia, e capitano di Segna ( acerbissimo nemico del nome Veneziano) il quale con sue genti andava (a. 1509) depredando e bruciando le Provincie di Schiavonia. I nemici nostri, fra’quali il Papa, esortavano il Re, e i Baroni del Regno a levarsi dall’amicizia e federazione della Repubblica, e a moversi contro di essa , approlìttaudo delle malaugurate sue circostanze per la guerra d’Italia. 15 l’oggetto precipuo per parte degli Ungheresi era lo spogliare della Dalmazia i Veneziani, sulla quale materia molti e molti de’ Dispacci del Pasqualigo vanno aggirandosi. Procurava egli bensì da valente oratore di far vedere la ingiustizia delle ppe-tensioui; riflettendo che la Dalmazia fu, e sarà non meno del Re di Ungheria, che della Signoria di Venezia, così richiedendo la mutua alleanza, per la quale Dalmazia si dava dalla Signoria la contribuzione di ducati 30 mila annui ; che quand’ anche il Re ottenesse la intera Dalmazia (