GL’INCVRABILI. 3 i5 centro al quale ergevasi la chiesa. Le altre parti esistenti del fabbricato ricordano un’epoca più vicina a noi; per il che devesi con ragione presumere che queste siensi alzate ed aggiunte posteriormente. Di siffatta costruzione od aggiunta, che si voglia dire, ritiene ¡1 Temanza che l’Architetto Antonio Dal Ponte ne abbia avuto parte ; e noi non abbiamo difficoltà di convenire in questa sua opinione. Osservando difatti tanto 1’ esterna, benché semplice decorazione, quanto le interne colonnate che servono a ripartire in tre corsìe quattro vasti dormitori, e sorreggono in pari tempo la superiore travatura, vi si riscontra lo stile di questo autore, o per Io meno di alcuno che segue le sue massime. Sappiamo bensì di certo essere di suo disegno V esterno ornamento del principale ingresso. Eseguilo questo per una delle sale del Ducale Palazzo all’ epoca dell’ accaduto incendio 1$77 , e poscia ritenuto non più servibile a quell’ uso, per deliberazione del Senato passò ceduto in dono al detto Ospitale. » Se il dello ornamento poteva convenire alla sua prima destinazione, Io stesso non si può ripetere riguardo all'attuale suo impiego, poiché oltre al mancare della voluta corrispondenza colle altre parli del Prospetto, riesce troppo gentile posto in confronto al bugnato che comprende tutto il pianterreno, nè bene risponde coi due secondarii ingressi ad arcoj che mantengono il carattere adottato pel piano stesso. « » Ma lasciando di più trattenerci in ulteriori dettagli in ciò che appartiene all'esistente edifìzio, non entrando questo nel nostro assunto, passiamo a dar conto della chiesa, or demolita, della quale nelle due Tavole che offriamo si dimostra la Pianta e l’interna sezione longitudinale. n Come dapprima abbiamo accennato, nel mezzo del cortile stava piantata la ripetuta Chiesa, la cui forma male a proposito viene dal Sansovino e dal Temanza chiamata ovale, quaudo più giustamente doveano definirla per mistilinea, se per il fatto era dessa circoscritta da due linee rette, che nella loro estremità si univano a due curve semicircolari. (Vedi Tavola I.). » Il principale suo ingresso a quello direttamente rispondeva dell’ospitale, ed all’opposta estremità si apriva l’arcala d’introduzione al Presbiterio con due portine laterali che mettevano l’una alla sagrestia, l’altra ad alcuni locali disposti ad uso della chiesa. * Prendendo in esame le proporzioni generali di questa, troviamo stare il rapporto fra la larghezza e la lunghezza come 4> a 7> ed essere l’altezza per circa due terze parti della ridetta larghezza. E facile a vedersi quanto depressa dovesse risultare la determinata altezza ove paragonarla si voglia colle altre due dimensioni, ben sapendosi che per conseguire un più armonico accordo fra queste tre parti, doveva l’altezza eccedere la larghezza o per lo meno eguagliarla. * Tanta discordanza di proporzione ci fa nascere il dubbio che troppo tardi siasi avveduto l’architetto che col portare la ripetuta altezza a quella misura che si conveniva, l’intero edifìzio sarebbe risultato soverchiamente alto a scapito sempre maggiore dei circostanti fabbricati, che anche senza questa aggiunta rimanevano quasi adatto privi della libera ventilazione e di luce. Che se ciò non fosse avvenuto saremmo disposti a credere che in luogo di terminare la parte superiore a soffitto piano, sulla ricorrente trabeazione, si avrebbe impostato una volta rendendo così e più proporzionata e più maestosa l’elevazione della chiesa stessa. Queste medesime deduzioni ci portano naturalmente ad una più rilevante osservazione, quella cioè di aver voluto male a proposito assegnare alla detta chiesa un’area troppo vasta e certo non proporzionata a quella del cortile, mentre come rilevasi dalla pianta (Tav. I.) tanta parte occupava di esso che la distanza di fianco fra la chiesa e i lati del ripetuto cortile, non era più che metri 3. 60 circa. » Spoglie le interne pareti di ogni architettonica decorazione venivano soltanto interrotte da otto lunghi finestroni terminati ad arco e da tre sporgenti tribune sostenute da mensole, i cui parapetti suddivisi da pilastrini avevano gli specchi a traforo. Erano questi sormontati da graticcie di ferro per nascondere alla vista degli astanti le donzelle che in quelle si raccoglievano per eseguire i noli concerti di canto che si davano Alla ricorrenza di certe determinate solennità. La comunicazione delle stesse tribune colP