SANTA mensa di un altare dal quale fu tratto nel ,r-oi, e riposto sull’altare della Beata Vergine del Carmine in una decente urna di marmo. San Gherardo registrasi non solamente fra i Santi Veneziani ; ma eziandio fra i nostri Scrittori. Il primo, ch’io sappia, a farne menzione come scrittore, è Francesco Sansovino ( p. 227, Venetia, i58i, lib. XIII), il quale dice che lasciò : 1.° De laudibus Beatae Virginis libro 1. — 2.0 Sermones Qiuidragesimales libro primo. — 3." Homeliae Solemnitatum totius anni libro primo. LJ Alberici a pag. 33 ; il Superbi a pag. i3i,e Pierangelo Zeno a p. 79, copiarono dal Sansovino ; ma nè questi, nè gli altri tre videro alcuna delle dette opere ; e credo piuttosto che il Sansovino abbiale conghietturate, in quanto che è certo che Gherardo predicatore e vescovo avrà tenuto dei Discorsi e delle Omelie, come fanno gli altri. Nella Leggenda o Vita anonima di S. Gherardo pubblicata dal padre Wion, che citerò più abbasso, è detto, ch’egli recitava varii sermoni al popolo, e fra questi a p. 6 s’indica Sermone, in S. Benedetto sQpra la parola Juslus germinabitur / alla stessa pag. Sermone sopra le parole Hi sunt viri misericordiae ; a pag. 15 Sermone De cursu saeculi et de pseu-domonachis nella sua cattedrale; a pag. 16 Sermone all’usurpatore Aba per distorlo dal Regno, predicendo i mali poscia avvenuti ; a pag. 17 Sermone de fide calholica et proemio vitae aeternae. Ma di tali Discorsi od Omelie non è per esteso riportala alcuna, tranne alcune parole di quella alla pag. 16. — Era peraltro riserbato al padìe Bernardo Pez dotto benedettino lo scoprire un’ Opera del nostro Gherardo. Egli nel Thesaurus Anecdoto-rum novissimus seu veterum monumentonim colle-ctio recentissima. (Augustae Vindelicorum 1721, 1725, voi. 6 infoi.) a p. XXVII. della Prefazione al tomo I. dice avere veduto presso il Capitolo di Frisinga in Germania un codice membranaceo in foglio contenente un Commento diviso in otto libri sopra l’inno de’ TERNITA. 183 tre fanciulli, dettato da San Gherardo Vescovo Morisseno. Il titolo era : Deliberatio Ge-rardi Moresenae ecclesiae episcopi supra Hy-innum trium puerorum ad lsingrimum Libera-lem. Jfì^cndum in optimis ex consuetudine cori-templationibus et... . duris incitationibus circa virium robur licet nodosum. Ad quod cotianduin etc. . . . Incipit liber Primus: Benedicite omnia opera Domini domino etc.....In hoc primo ver- siculo prima ponuntur generalissime media autein et ultima etc. (Cod. Memb. manu. saec. circ. XI. fol. extat in Bibliot. Capitul. Frisingensis). 11 Pez infatti parlando di que’ Codici soggiugne : Sed in his nihil nos limpidiore voluptate perfu-dit quam Sancti nostri Gerardi ex monacho S. Georgii Venetiis Episcopi Moresenae ecclesiae ac martyris hungarorum Apostoli Lib. Vili, expositionum hymni trium puerorum hoc titulo et inilio: Deliberatio etc. poi soggiugne: Hoc opus , omnibus ad/iuc eruditis viris incognitum in sequentibus Tornis certissime typis mandabi-mus, siquidem codicis copia illuslrissimorurn Do-minorum Frìsingensiurn Canonicorum benignità-te nobis obligerit. (ma non fu mai pubblicata). Questo Codice medesimo vide parimenti ed esaminò il celebre Cardinale Giuseppe Garampi nel tempo della sua Nunciatura alla Corte di Vienna, ed egli stesso indicava al Tirabo-schi il codice in fol. della Biblioteca capitolare della Calledrale di Frisinga scritto, come sembra, nel XII. secolo ( non XI. come disse il Pez) che ha per titolo Deliberatio Gerardi Moresenae ecclesiae episcopi super hymnvm trium puerorum ad lnsingrimum ( così ) Libe-ralem, diviso in otto libri o trattati scritti a foggia di prediche al popolo nei quali tropologicamente e anagogicamente si illustrano i soli primi versetti del cantico. E riflette, che benché lo stile ne sia intralciato ed oscuro, forse anche per colpa degli amanuensi ; molte pregevoli notizie però vi si incontrano per la storia di quei tempi, e delle eresie allor nate, e delle persecuzioni della chiesa. In quest’Opera due altre sue ne accenna Gerardo, l’una a p. 69 Goni- di Paolo Y. (che fu eletto nel i6o5); e fu pubblicato e registrato in Venezia da Giovanni Tiepolo patriarca nel dì i5 settembre 1621 (venturo). Parrebbe quindi che del 1606 le Reliquie non fossero veramente ancora stale collocale nella chiesa di S. Temila, se nel 1616 si dà l’indulgenza per quando si collocheranno. Potrebbe però darsi che dal j6o6 al 1616 anzi fino al 1G21 sieno siate solo in via provvisoria colà collocate) e che o nell’occasione di rifare l’altare o la custodia, o in altra occasione si sia fatta la solenne traslocazione per cui fosse valevole l’Indulgenza conceduta. E osservabile che nel Breve suddelto non si dà per certo che le reliquie sieno propriamente di San Gherardo, nè che San Gherardo fosse della famiglia Sagredo, dicendosi: pars sacrarum Heliquiaium ut asseritur S. Gerardi ut etiam asseritur de eadem familia nobilium Venctorum de Sagredls.