40 S. MARIA DEL pubblicarle non doveva arrestarlo una simile Opera di Antonio Agostini. A lume di ciò fini trascrivo un parag. della lettera Lolliniana ( Epist. Misceli, pag- 395 ) in risposta ad una elei Vezzani 24 dicembre 1624. Ejus-dem (cioè del Pierio ) hic apud nos extal vo-lumen aulhographum, ingens, eruditum, E-mendalionum in Pandcctas, vulgatae editionis, quos ille cura anxia contulerat cum Fiorenti-nis, assiduus cultor Mediceae gentis. Hoc ego quoque volumen quia publici iuris facerem, id obstitit. quod non multo post tempore eosdem locos pertractavit diligenter Antonius Augu-stinus jurisconsultus criticusq. idemfamae sa-tis notus. Di queste sue emendazioni fa ricordanza lo stesso Pierio in una sua elegia in cui annovera le proprie opere, e nei suoi versi latini^ e ne fa menzione eziandio Conrado Gesnero nella sua Biblioteca ove parla del Valeriano. Il Ticozzi ( Storia dei letterati e degli artisti del dipartimento della Piave. Belluno 1813, t. 1, pag. 121 ) dice di non aver veduta quest’opera del Valeriano 5 dal che si può dedurre che a’suoi tempi non più esisteva nella Lolliniana. Che il Lollino avesse già in pensiero di pubblicare alcuni de’mss. greci inediti ond’era ricca la sua biblioteca, oltre che da una lettera di Guglielmo di Montholon ambasciatore straordinario agli Svizzeri e Grigioni al Lollino indirizzata da Soloturno li jq ottobre 1621 (che dice: come ella si sarà dimenticata di far stampare e dar al pubblico tanti autori greci mai più venuti in lume, ch'ella mi aveva data speranza di inviarmi in Francia per darli alla stampa con la mia cura? pregandola di riprendere questo pensiero e di non voler defraudare la rep. cristiana e li letterati di tanto benefìcio; e da un’ altra scrittagli da Parigi colla quale si offeriva di scegliere per la stampa i più belli caratteri) si può rilevare eziandio dallo avere il Lollino fatta la traduzione latina di quelle opere greche che già indicammo. Ma impedito e distratto da più gravi cure non potè compire il suo divisamente, e solo si videro alla luce da Ini tradotte le predette lettere di Nicolò patriarca di Costantinopoli, e qualche altro pez- 10 die vedesi sparso nelle sue opere sopradescritte, Anche Vettore Ragazzoni con lettera 1607 pregava il Lollino a trascrivergli il mss. Commento sopra Dionuio Areopagita per corrispondere alle ricerche del cardinale Perone. LE VERGINI. g. Ultimamente poi molto approfittarono di cotesta biblioteca e monsignor canonico Ln-cio Dogiioni, e monsignor canonico Girolamo Silvestri, i quali andavano in ciò di concerto, comunicandosi a vicenda le scoperte che in essa andavano facendo, l’uno col dare alla luce il Chronicon Bononiense cavato da un codice della Lolliniana, e insieme il catalogo de’codici, già sopraindicato, e per trame vantaggio per le notizie ed antichità Bellunesi, l’altro per illustrare co’proprii studii viemag-giormente la dimestica sua rinomata biblioteca. Ma poco pur troppa oggidì resta della Lolliniana. Già fino dal iy58 il sullodato canonico Dogiioni, al cui sapere era stata affidata la cura di quella libreria, nel darne alla luce il catalogo, dolevasi ex latinis codicibus plures hominum injuria periisse. Varie furono, per quanto mi si dice, le cagioni di questo deperimento in varie epoche avvenuto. Essendo molto freddo il luogo ove si raccoglievan i libri, e per poter averne maggior comodità di studio, cominciarmi molti a recare alla propria abitazione e codici, e libri, e fasci di carte, lasciando talora, e talora no, una ricevuta, che poi forse anche si perdeva} e ciò malgrado che il Lollino avesse fatto scolpire in capo alla sala un decreto ^li scomunica ottenuto contro di chi asportava i suoi libri. Lo stesso Doglioni già fatto V'ecchio mori colla camera piena di libri e di codici Lollinia-ni. A ciò aggiungansi le vicende de’tempi che fecero, con altre cose maggiori, trascurare eiiandio quelle della biblioteca, anche per angustia di mezzi da sostenerla e difenderla } non essendo ignoto che per qualche tempo se ne era perduta perfino la chiave. Non vogliam però credere che vi sieno stati fatti doPfurti volontarii, cui davan certamente motivo Li sceltezza dell’opere edite, la singolarità dell’ edizioni, i begli esemplari donati molti dagli stessi editori od autori taluni celebratissimi} e le preziosità inedite che nei codici si contenevano^ e anche la smania delle Raccolte Aldine e ultimamente quella degli Autografi di uomini illustri, che ora in taluni è vivissima. Dicesi, fralle altre cose che il Dante Bar-toliniano, cosi detto dal suo possessore il fu conte e commendatore Antonio Bartolini di Udine, sia un furto dai codici Lalliniani, e sla proprio quello descritti* a pag. 168 del