SANTA TERNITA. apparisce anche da’ tre sonetti a carte 79, 80 delle Rime, fatti da lui in Ispagna l’armo della pesti i5y6 in occasione che il piego delle lettere di Venezia capitando a Genova fu quivi Ìier cagione del sospetto abbruciato. Queste ettere erano di una sua amante. In Ispagna parimenti l’anno i5j5 compose quella inara-vigliosa canzone intitolata DEV9 della quale parleremo in appresso. Tornando Celio in Venezia dalla Spagna scrisse un’ altra canzone che comincia : Pur m’apri o Febo, e sta a p. 88 delle Rime, nella quale fa vedere quanto era stanco di star lontano dalla patria, e quanto desiderava il ritorno. Bella è questa non men che le altre, in cui chiude così : Ala se forse, Canzort, tra via m’aspetta Morte, deh prega il del che lu sospenda (finché rivegga isuoi).... E poscia a voglia sua l’ateo in me scocchi. Del i58^ era Segretario in Savoja dell’ambascia-dorè Agostino Nani (Codice zinnali nis. appo di me). Indi nel 1590 e i5g:i fu a Roma nella stessa qualità di Segretario due volte cogli arabasciadori estraordinarii Veneti inviati per complimentare i due nuovi Pontefici Gregorio XIV succeduto ad Urbano VII, e Clemente V1U succeduto ad Innocenzo IX. E quivi attesa la qualità de’tempi dovette trattare e scrivere di uegozii importanti oltre la ordinaria ceremoma. Nel rimanente fu sempre adoperalo nel Collegio e nel Senato, ove ebbe ad occuparsi in tutte le materie e ne’ più gra- vi alFari di stato, essendoglisi spezialmente appoggiati a lui quelli riguardanti la corte di Pallia; laboriosissimo carico in cui stette per olire otto anni. Giunto l’anno i5g5, Celio scudo Segretario del Senato a’ 17 di maggio per la morte del gran Cancelliere Andrea Su-riano concorse con Francesco Girardi e con Domenico Vico al posto del Suriano ; ed aveva 1’ appoggio del Consigliere Giovanni Ven-dramin che l’aveva tolto (giusta la frase veneziana) cioè che l’aveva proposto; ma il Vico segretario del Consiglio de’ Dieci riportò maggior numero di suffragi ; e il Magno escluso ebbe però un avvanzamento nel giorno (8 dello stesso mese, essendo stato promosso a segretario dello stesso Consiglio ( Cotld. Grad. e Rossi de’ Cancellieri). Questa sua elezione il Magno cantò con un sonetto che sta a pag. 106 delle Rime e che comincia : iVe le tenebre mie. In questo decorosissimo impiego consumò Celio i «suoi giorni ; e deteriorato già assai nella vista in lui difettiva per natura, e altresì nella debile complessione, ed estenuato dal lungo Tom. V. a4 * scrivere notte e giorno sì in oggetti di pubblico servigio, che per riordinare le sue poetiche composizioni, venne a morte nel dì sei di aprile 1602 (milleseicento due). Apostolo Zeno (Fontan. Bibl. II. 67) disse, che Celio morì o nel 1601, o nell’anno dopo, come apparisce dalla Raccolta fatta in sua morte e stampata in Verona nel 1602, che io non vidi. Ma questa dubbietà si toglie dall’avere io esaminati i necrologi della Chiesa parrocchiale di S. Maria Formosa, nella quale contrada egli abitava all’epoca di sua morte; e vi lessi: Adi 6 api il 1602 il cl.mo Sig. Celio Magno de anni 66 amalado da ponta già giorni 8 ( Libro dal 1697 al j6o3). Celio apparteneva ad alcune Accademie, come a quella de’Ricovrati e a quella della Fama della quale anzi fu uno de’fondatori. E in fatti nell’ latro mento di fondazione dì quest’ultima 14 novembre, si legge esserne stati autori i seguenti : Federico Badoaro, Zuanne Badoaro di Sebastiano, mons. Morlupino abate di Castel Muschio nell’isola di Veglia, Andrea Zorzi fu di Vincenzo, Mar-cantonio Falaresso fu di Gabriele, M. Antonio Girardo dottore in legge da Oderzo, Zuanne Vistai fu di Marco nobile e mercatante Au-gustano, Camillo Besalio fu di Zuanne, Vincenzo Alessandri fu di Alvise, Celio Magno fu di Marcantonio, Alessandro Magno fratello di Celio. E siccome ognuno di questi aveva la sua incumbenza eh’ è descritta in quell’ 1-stromento, così per la parte di Celio si iegget che il spettabile M. Celio Magno sia tenuto et ubligato a tradurre e correzer tutte le opere de la compagnia con ogni fede e diligentia a la stampa ac etiam a far tradur opere ne le lingue A/emana, Bohema, Polona, et Ongara et ogn’altra qualunche lingua come farà bisogno: (foglio a stampa rarissimo dell’Accad. Aldina da me posseduto, a che non venne ristampato fra gli altri nel Giornale di Padova dall'ab. Pellegrini; anno 1808, T. XXII. T. XXIII) Celio Magno lasciò quel figliuolo, di cui sopra, cioè Marcantonio, non apparendo dagli alberi che ne abbia avuti altri; il quale Marcantonio del 1587 era matricolato scolare dell’U-niversilà di Padova, come da un certificato, che vidi rilasciato da Alessandro Pozzo (Pn-teus) piemontese sostituto dell’Università de5 Giuristi, nel quale il Magno viene indicato così: D. Marcus Anto mas Magnus Venetus cwrt cicatrice super pollicem manus desterae. Sappiamo anche essere stato Marcantonio Guardian Grande della Scuola di S. Maria della Mi««» 3i