Quando si pensi che il Governo nulla trascurò perchè i cittadini, volenti o nolenti, andassero ieri a dare il loro voto alla lista, unica, dell’ex generale Zivkovic, (e a tal proposito, caratteristiche furono le circolari riservate perchè in tutti i Ministeri, in tutti gli uffici pubblici, nello stesso Esercito, ci si assicurasse dell’ adesione di tutti i funzionari, dai più elevati di grado ai più umili...); quando si consideri di che potente organizzazione poliziesca e di spionaggio disponga il Regime e con quanta abilità sappia preparare le « spontanee » manifestazioni di popolo, non deve far meraviglia che la manifestazione elettorale, si sia ridotta a una vera e vergognosa formalità! Con elezioni come queste, svoltesi senza alcuna garanzia di serietà, senza controlli, sotto le minacce, con arresti in massa e con ogni sorta di soprusi il Governo di Belgrado gettò ai Croati la sfida suprema e scavò l’abisso incolmabile fra gli oppressori e gli oppressi. Dopo le elezioni le proteste dei Croati furono vivissime, ma soffocate senza pietà. « Abbiamo sofferto con paziente longanimità ogni sorta di soprusi — dicevano i Croati — ma c’è un limite, che non si può superare senza il pericolo di esporre il Paese a funeste conseguenze. Questo limite — essi aggiungevano — è stato superato con la « beffa » elettorale. In realtà era. e rimane, assolutamente inconcepibile che i Croati, i quali costituiscono un terzo dello Stato jugoslavo, debbano vivere ai margini dello Stato, e che i serbi abbiano potuto, e possano tuttora illudersi di tenerli per sempre in catene. 138 -