SANTA TERNITA. o35 Al tuo dispetto converrà chio passo Ch’ho tanti strali al còr tant’acquee ai lumi Ch’ io mi faro la barca i remi e fiumi. Questi versi fanno ragionevolmente dedurre che il Magno abbia scritto qualche componimento in ottava rima, del quale fascia parte la suddetta stanza;, oppure che essa già fosse inserita in qualche libro di epigrammi dettati anche dal Magno. 4- Sonetto di Marcantonio Magno sta in fine del Di ascondo volgarizzato da Pierandrea Mattinoli. In Venezia per Nicolò de Bascarini, ,544, in fol. È in lode dell’Opcra. Vedi Pai-toni (pag. 3oj, voi. IJiibl. dei Volgarizzatori). 5. Distico latino in morte di Pietro Bembo, sta nel libro: Epigrammi latini e sonetti volgari et altre compositiorii di diversi initori raccolte insieme fatte sopra la morte del Cardinal Bembo nuovamente stampati (senza luogo e senza anno, in 8.°). Nell’ultima carta si legge il distico eh’ è il seguente : M. Antonii Magni. Hic situs est Bembus ; satis hoc narn caetera clarent, Quo se cumque decus protnlil eloqui!. Avvi anche un sonetto col quale termina T operetta, e che comincia : Se Pitagora il Savio hoggi vivesse, che probabilmente è dello stesso Magno. Il Bembo mori del 1547- 6. Alphabeto Giristìano, che insegna la vera via d’acquistare il lume dello Spirito Santo. Stampata con grafia etprivilegio l’anno M. D.XLVÌ. in 8.° (senza stampatore). Dedica Marcantonio Magno a donna Giulia Gonzaga sua padrona, e dice che avendo letto in lingua cast igliana il dialogo intitolato Alphabeto Cristiano scritto da anonimo, lo tradusse nella italiana^ e dedicavaio a lei perchè vegga in esso l’effigie di se medesima-. Avvi poi un’altra dedicazione dell’anonimo autore a Giulia Gonzaga per comando della quale fu l’opera composta. 7. Lettera e sonetto nell’Opera : La fabbrica del mondo di M. Francesco Alunno da Ferrara nella quale si contengono tutte le voci di Dante, del Petrarca, del Boticaccio èc. In Vi-negia MDXLVIU; ma in fine alla p. tergo stampata in Venetia per Nicolo de Basca-rini nell’anno del Signore MDXLVI. fol. sebbene la dedicazione dell’Alunno a Cosimo de Medici sia per errore segnata MDLVIII. Dopo questa dedicazione vi è la Lettera del Magno alli Lettori in cui dà un sàggio del libro del-l’Alunno, e appiedi avvi un sonetto dello stesso Magno in laude dell’Autore, che comincia : Le pietre de la fabrica del mondo. Probabilmente è del Magno anche un altro sonetto in lode dell’Opera che sta dietro il frontispicio: Chi vuol veder quante parole mai. Il Magno fu di grande ajuto in tale lavoro all’Alunno, siccome questi attesta alla voce MAGNI. 8. Epitafio latino. Sta a pag. 496 del libro Flores illustrium epitaphìorum per Petrum An-dream Canonherium. Antuerpiae, 1 (¡27, in 12.0 ed' è intitolato: Ex Marco Antonio Magno. Mercurini Card. Car. V. supremi Cancellarii. Flete pii Vates ec. (sono due distici). Le cose del Magno manuscritte da me vedute sono: 9. I sette libri sibillini di Marcantonio Magno, in terza rima. Codice cartaceo originale in 4.° ripieno di correzioni di mano dell’autore, già posseduto da Apostolo Zeno. Sono dirizzati dal Magno al signor Stefano A/faro di Napoli con sonetto A voi che sete di ami-citia un sole Consacro i sette libri sibillini, Nati d’otio.... L’opera non comincia che verso la metà del primo capitolo, mancando nel Codice tutta la prima pagina. Questo poema, giusta il sentimento di Apostolo Zeno (T. II. 67, Fontan.) vieppiù chiaro renderebbe l’Autore se fosse, come n? è degno, dato alle stampe;, e il Morelli (Operette I. 209.) diceva che qualche merito ha codesto poema inedito. Il principal soggetto di esso è tutto romanzesco, riportando ne’primi cinque capitoli le azioni favolose di un Celio Magno figliuolo di Ercole, primo stipite della sua famiglia, riferitegli dalla Sibilla Cumana^ la quale nei due ultimi in* slruisce il detto Celio delle cose del vecchio e del nuovo testamento. Dal nome di questo Ce- lio, suo eroe famoso, prese motivo di porre il nome di Celio al primo de’suoi figliuoli, di cui fra poco diremo. Così pure in memoria del gran Macedone diede nome di Alessandro all’altro figliuolo; come chiamò Pompeo un terzo figliuolo che abbiam ricordato, e forse avrebbe nominato Carlo Magno un quarto ec. Parecchie notizie intorno a sè egli inserì in questi suoi Libri Sibillini ; il cui comirlciamento è da questa terzina:. Perciò corrotto il nome alfin Carruba De.tta dal volgo in tanta fama crebbe Che a lodarla confuse ogni gran tuba. Nel terzo capitolo del libro primo chiamasi Veneziano : Magno son io di nome et di costumi Quanto per me si puote o potrà mai.