S. FRANCESCO DEL DESERTO. 483 tro Bembo, crede universale del «uenunciato Alvise o Lodovico Laudo suo stiaccio (1 ) coslrussero ni di inori le foresterìe per li secolari, che servivano’ di molto, come dice il Coronelli, ai divoti, e di gran sollievo ai Religiosi. La pietà poi del Senato^ sotto il doge Francesco Foscari, avevo lino dal detto anno 1455 permesso loro di questuare libei aulente per tutti i luoghi del Veneto dominio per poter riedificare la chiesa e il convento, siccome dalla carta nel Cornaro ( L c. p. 42. ). Paolo li. poi l’anno 1466. decorò la chiesa col nuovo titolo di San Francesco delle S tinnii aie, dove prima, come da qualche documento del secolo XIV. apparisce, dicevasi Sun Francesco della Ugna della diocesi Torcellana, e Sau Francesco Della Contrada (de Conirata). Eran cento e più anni che i Minori Osservanti tenevano 1 Isola, quando nel A 5A4. Clemente Vili, assegnando il convento a’Religiosi Minori della più stretta Osservanza chiamati Riformati, lo incorporò nella Provincia Riformata detta di Sant Antonio. Per motivo della giù sopraccennata insalubrità dell’aria che appettava presso che n,a* Jottie.continue a’religiosi, essi nel 4602. come nota lo Stringa, ripete il Coronclli, e riporta il documeido il Cornaro ( Eccl. Fenelae XII. 58. 59. ) trovalo un luogo nella contrada di S. Nicoli per mezzo la chiesa verso il Canal Grande in taccia Santa Maria Maggiore, che fu loro conceduto a prezzo onesto da alcuno della laav.iglia balbi, diedero principio ad edificarvi una piccola chiesa con alcune celle per i\i ritirarsi ne1 tempi di stale nei quali l’aria dell’isola diveniva più micidiale del solilo, e anche per avere più agio alle questue. Aveau dedicata la piccola chiesa a San Bonaventura, e Mettervi soltanto anni dieciotto ; dopo i .quali partili da di là si recarono nell'altro sito, che pur oggi è detto San Bonaventura, fabbricandovi più ampia chiesa e monastero. Non per questo avevano del tutto abbandonala l’Isola del Deserto ; e vi si fermarono sempre, dice il Co-ronelli, numero dieciotto individui, cioè dieci sacerdoti, un cherico, cinque laici, e due terziarii. E nel caso