aGo SANTA che tempo negato il possesso dalla Repubblica, la quale pretendeva farne la nominazione, Jacopo, giusta quanto scrive il genealogista Priuli, corrispose quanto più si può credere al debito di buono cittadino, e di obbediente figliuolo verso il suo principe, finché superale le difficoltà resse la Chiesa di Corfù nella divisione de’riti greco e latino, con tanta prudenza, die non vi fu cosa da desiderare nella sua cura pastorale. Il possesso temporale infatti lo ebbe soltanto nel i 533 (i). Aveva Jacopo, sendo Arcivescovo, l'arcipretura della Chiesa de’Ss. Nereo, Achilleo, e Pancrazio di Mon-tecchiaro, diocesi di Brescia; ma avendola spontaneamente e liberamente ceduta nelle mani di Paolo III., questi la coucesse nel 1544 a(^ Antonio Cocco nepote di Jacopo ; e quindi fu t hè il Seiialo nel i55^ a’6 di luglio scriveva ni Podestà di Brescia che fosse dato il possesso di detta Chiesa Parrocchiale ad Antonio o a un suo legittimo procuratore (Registri del Pregadi i55j, carte 34 tergo). Negli anni 1546, ’547) fu Concilio di Trento sotto Paolo III. Fra Paolo ci conserva la memoria di alcune sue riflessioni nella materia del Libero arbitrio e della Predestinazione : (Storici del Cono, di Trento pag. 209, ediz. iGjc), anno i546), così: » Finito l’essamine de’Theo» TERN1TA. » logi sopra il Libero arbitrio et Predestina-» tione et formati anco gli anathemalismi in » quelle materie, furono aggregati a quei della » Giustificalione a’luoghi opportuni. A’quali a era opposto da chi in una parte da chi in un1 » altra dove pareva che vi fosse qualche pa-r> rola che pregiudicasse all’opinione propria. » Ma Giacomo Cocco arcivescovo di Corfù » considerò che dai Theologi erano censurati » gli articoli con molte limitationi e ampliasi tioni le quali conveniva inserire negli ana-» thematismi acciò non si dannasse assoluta-» mente propositione la quale potesse ricevere « buon senso: massime stante il debito dell’ » umanità di ricever sempre l’interpretatione » più benigna, e quello della carità di non pen- » sare male. Fu diversi contraddetto...... » ma raccordò opportunamente il Sinigaglia » (Marco Vigerio vescovo di SinigagliaJ rime* » dio ad ambidoi gl’inconvenienti, che era mol-» to meglio separar la dottrina catholica dalla » coutraria, et far due decreti, in uno tutto » continuamente dichiarare et confermare il « senso della chiesa ; nell’altro condannate et » anathematizare il contrario. Piacque a tutti « il raccordo et così fu deliberalo. « Ma il Cardinal Pallavicino (Lib. Vili. Capo XIII. num. I. anno i546, edizione 17£)3 ) non ri- (1) Anche in proposito del]’Ai ci vescovado di Corfù conceduto al Cocco, è d’uopo dare un suolo di quanto scrive il Sanuto, e far vedere che l’epoca i55i assegnata, sulla fede degli Atti del Capitolo di Padova, alla elezione del Cocco in Arcivescovo, da monsignor Dondirologio, min è allatto esalta. Lettele di Gasparo Coniarmi Orator Vei eto in Roma del 18, 19, 21 novembre i528 (veiitollo) dicevano che il Papa aveva "pubblicalo in concistoro per Arcivescovo di Corfù il Reverendo D. Jac. Cocco protho-notario zentilhomo nostro suo familiar, il quale arcivescovado era stato dato l’anno prima 1027 dal Senato al primicerio di San Marco Girolamo Barbarigo. Ma ne il Barbarigo, nè il Cocco ebbero il possesso, perchè il Papa non voleva darlo al Barbarigo, e il Senato non voleva darlo al Cocco, atteso che ognuno di questi due sovrani pretendeva avere il diritto della nominazione. Intanto il Cocco col titolo di arcivescovo eletto rimaneva io Roma in palazo col papa, come scrive lo stesso Coniarini in data 29 dicembre j528, il qual Coniarini in altra lettera 3o aprile i52ì) ne spediva al Senato una del Cocco circa la venuta di S. M. Cesarea in Italia. Pendente la conferma di questa sua elezione, il Papa uotuinò lo stesso Cocco alla Badia della Verace Croce in Cipro ; ina siccome questa medesima Badia era stala data prima dal legato apostolico a un figliuolo di Fantino Cornaro nobile Veneto, cosi ne’mesi di agosto e di settembre i52g insorse discussion tale in Senato, e con tal calore si parlò ora in favore del Cocco, ora in favore del figlio di Fantino Cornaro, che nulla si venne a concludere non giungendo mai il numero dei voti a formar la maggiorità voluta dalle leggi. Finalmente nel 3i marzo i53o (trenta) dietro un Breve Papale circa il dare il possesso dell’arcivescovado di Corfù al Cocco, fu discussa in Senato la casa, e fu posto dai Consiglieri, e da’ Capi di XL, e da’Savii di dare al Cocco il possesso. Ma risulla che non gli fu allora ef-iettivamente dato, e che quindi non partì allora per la sua sede; imperciocché del febbrajo i533 (moie 1 ornano) era il Cocco a Bologna, come da lettera colà a lui direna da suo fratello Girolamo Cocco ; e abbiamo poi la certa notizia che del 12 agosto i533 (trentatre) fu partecipato all’Oralor Veneto in Roma come dessemo ozi al Cocco il possesso di Corfù /jer amor et observantia portano a soa santità ; e ■;he del 1 g dello stesso mese ed anno la mattina venne in collegio domino Jacomo Cocho arzivescovo di Corfu con suo ha, ha ser Andrea Justinian procur. et altri parenti ringratiando la Signoria di avC'h dà il possesso. Andava a Corfù a visitar quella chiesa. (Vedi Sanuto, Diarii XLIX. 106, 2^8. L 17P LUI. 53; LV1I. 374, LVIII. 353, e le Iuscrizioni Veneziane T. II, 84- T. III. 90).