632 ALLA CHIESA sto opuscolo fu quello di togliere la invidia, la bugia altrui, che vuole attribuire ad altri capitani, la gloria di alcune azioni eh’è tutta propria di Taddeo. Ora tal lettera mauca affatto nel Codice Suuycr. In generale poi v’ è trasposizione di capitoli, varietà nella dicitura, giunte che mancano nello Svayer; Cosicché è preferibile il Codice Contarmi all’altro, siccome dallo stesso autore ricorretto ed aumentato. In fatti osservava anche il Morelli nulla manuscritta descrizione de’ Codici Coatarini, che Giambatista Volpi intorno al-l’anno 1520 avea scritta l’Operetta mentre era in vita Taddeo. E venuto poi a morte Taddeo nel 1544, l’autore medesimo accreb-bela, e pose vi 1’ ultima mano, presentandola al Senato Veneziano, e promettendo altro suo scritto in commendazione della Repubblica ; ma sopralutlo mostrandosi desideroso che da questa venisse fatto al fratello Taddeo un pubblico funerale e che un perpetuo monumento d’ onore gli fosse cretto ; il che segui, come abbiamo veduto. Val. I, p. 537, insc. 16. Dalla Storia di casa Marcello scritta dall’ nb. Teodoro Amaden, e inedita, della quale ho già fatto uso nell’ opuscolo che stesi intorno a quella famiglia ( Vea. Merlo 1841.) bassi completa questa epigrafe : UIC IACET M4GNIF1CVS D. IOANNES MARCELLO Q. M BERNARDI QVI OBI1T DIE XV AVG*< 4447 ET ElS’ FILIA REUCTA Q. Mci, D. FRANCISCI D SOVERGNANO Q. OBIIT DIE XXV IVNI1 1457. la quanto a Giovanni ed a Bernardo Marcello ho delto alia citata pag. 557 — La figlia sua, giusta 1’ Amaden, aveva nome A-GlNESINA; e il marito di lei FRANCESCO SAVORGNAN è quegli di cui Marino Sanuto nelle Vite de’dogi (T. XXII. R. I. p. 1157) scrive: » adi 2 di maggio (1450) morì don » Fraucesco Savorgnan quondam Ser Fede- v rigo, il cavaliere, Castellano della patria » del Friuli, il quale essendo in questa ter-» ra del 1447 a di 18 di aprile fece il suo » testamento lasciando sua Commessarìa la » Signoria nostra sola cd crede, non aven-» do figliuoli. Pertanto fu determinato per » la Signoria che i Procuratori di S. Marco » simo suoi Commessarii. » FRANCESCO fu figliuolo dell’ illustre ca-valierejriulauo Federico Savorgnano, il qua- DI S. MARINA. le in più occasioni mostrossi bene affetto alla Repubblica. Fralle quali, nel 1581 fu uno de’ mediatori in Torino della pace tra essa e i Genovesi, come narra il Sanato (R. I. T. XXII. p. 721); e nel 1383-1384-1385 sostenne il partito de’ Veneziani nelle dissenzioni insorte nel Friuli dopo la morte del patriarca di Aquileja Marquado avvenuta nel 1381. Imperciocché avendo allora Urbano VI dato in commenda quel patriarcato al cardinale Filippo d’Alansone della casa reale di Francia, que’ di Udine e molti di que’ castellani non volevano riconoscerlo. U Cardinale era protetto da Francesco da Carrara, e gli Udinesi da’ Veneziani i quali diedero loro molti ajuti. Quindi per le benemerenze di Federigo verso la Repubblica, fu con decreto 1385. 3 aprile latto, con tutta la sua discendenza, nobile Veneziano : nel qual decreto registrato anche nelle Genealogie di Marco Barbaro, si chiama il Savor-guano notubilis et nobilis persona egregius miles D. Phedericus de Savorgnuno, intimus et curus amicus nostri dominii ..... e la ducale a lui nella stessa data s’ esprime : attenta promptissima devotionis disposinone quam egregia vestra nobilitus gessit et gerii ad nostros honores sicut per landabilium o-peruin e [feci un evidentius upparuit et inces-santer appuret .... Osserva poi il Barbaro che questo fu il primo forasti ero fatto im-imediatamente del Gran Consiglio, non essendo Cittadino Veneto, e il primo latto de putto — Di lui parlan già gli storici Friulani , i quali aggiungono che fu fatto ammazzare da Giovanni marchese di Moravia patriarca di Aquileja e germano di Sigismondo imperatore, mentre udiva la messa nella chiesa di Santo Stefano d’Udine nel 45 febbrajo 1389 — (Vedi Gapodagli. Udine illustrata. 1665. p. 222. 225). 11 Palladio Hislorie del Friuli. 1660. IL p. 429. segna l’uccisione nel 16 febbrajo, non nel 15. 11 de Rubeis ne parla ove dell’Jlanso-ne pag. 964 * 985, e a p. 57 dell’appendice colonna prima pone il dì 15 lèbbrajo come dalla Storia scrittane da Giovanni Ai-lino, ove è detto che fu ucciso nella propria cappella di casa la quale probabilmente avrà avuto ingresso sulla pubblica strada per cui entrarono i sicarii.