<553 ALLA CHIESA DI SANTA TERMITA. Femtae urbis, orbisque emporio clarissimo quae una profecto est pr.it caeteris quae lio-die sant maxime speculari dirjna, omniumqUe prestantissima virlute, cui tu, fama, opibils, rerumque apparatus magnificentissima, et si-tus quoque novitate, quem duo diversa eie-menta spacio paucarum horarum sibi alter-nis vendicant, ut ubi mare nuper erat terra sit, et inox paulo quae terra fuit mare sii. Dopo questo elogio alla città nostra, ricorda il padre ( non di nome Gerardo , ma sì Georgio ) e la madre Catterina , tacendo , il cognome di ambedue ; dice che fu latto Gerardo canonico della basilica Marciana .(errore già.confutato dal 'Wion ) poi monaco in S. Georgio Maggiore; che fu spedito a Bologna per apprendere gli studii ; che insegnò grammatica c rettorica a5 Bológnesi ; jus civile e canonica, aritmetica e geometria a’ Perugini; diatetica e filosofia, musica e astrologia a’Patavini; dialetiea e filosofia agli Spa-guuoli; aritmetica ‘e astrologia a’ Germani ; e teologia a’ Parigini ; dal che si vedrebbe che Girardo fosse stato-in quelle città maestro : In omnibus gijmnasiis italiae, galliae, ispaniae nec non gerrnaniaé sui vires inge-nii monstravit. Continua a dire che essendo a Parigi insegnando teologia, il doge di Venezia si ammalò gravemente, e bramando di avere Gerardo per curarlo, qui erat in Gal-lia, a quo Multi gravi oppressi morbo cu-rabantur, fece che i suoi figliuoli pregassero l’ abbate del monastero di S. Georgio a far venire a Venezia Gerardo. Partito da Parigi, con rammarico di quegli abitanti quos omnes suo laclu sanavit; e colla comitiva di molti di que’ nobili, fra’ quali col nepote ex soro-re del re di Francia, venne a Venezia, vide e sanò il doge, e restituì la vista ad un figlio del doge eh’ era cieco ; e tornò al suo monastero. Nulla è detto negli altri autori della Vita di Gherardo, eli-egli sia stato in altri siti fuori che a Bologna per ¡studiare, non per insegnare ; nulla che sia stato richiamato da Parigi a Venezia per sanare il doge. Prosiegue poi 1’ autore dicendo che venuti a Venezia alcuni monaci eh’erano stati a Gerusalemme nella guerra contra i Saraceni , questi narrarono a Gerardo la morte del padre suo eh’ era andato colà *a combattere ; verum ubi Glierardus, accepit patrem smini prò christi fide fortiter dimicantem occubiiisse, flevit amare. E qui fa una de- scrizione degli avvenimenti di quella guerra e de’ particolari intorno alla morte del padre di Gerardo; descrizione e particolari che non leggousi negli altri biografi. Egli dice che i Saraceni in disprezzo della nostra Religione avean collocalo nel sito ove s’ergeva la Croce, il simulacro di Giove, e la statua mannofea di Venere. Ciò avendo veduto il padre di Gerardo, spinto da santo zelo andò per abbattere l'idolo di Venere; e in quel punto venne colpito da una saetta nèinica, e morì ; inter quos ( occisos ) fuit pater nostri Gerardi qui inter milites erat non ob-scuri nominis christianissimus : qui dum statuam Feneris quae erat in rupe Crucis f coesis custodibus surripit, p'erculilur in pectore ab hoste immissa sagitta. Tutto il rimanente di questa Vita, è consono in sostan-za a quanto hanno.gli altri autori; essendoxi solo 1’ inesattezza, che Gefardo 11011 volle coronar il Re Pietro succeduto. legittimamente .a Stefano,'mentre non volle coronar Aba usurpatore del Regno ; e così 1’ altra inesattezza che Gherardo sia morto ilI. Kal. marlii ; mentre si sa che ciò fu nel 2A settembre. Il traduttore finisce col pregare il martire San Gherardo a prendere sotto la sua protezione i Pannoili che custodiscono il sito ov’ è il suo corpo ; il Jte Lodovico, il Cardinale Strigonense , Clemente Vescovo Severiense liberalissimum et clemenUssimum, Giovanni Hagmasio iniziato nel sacerdozio ; Biagio Babudino juvenem litteris et genere clarum, tutta la .Ungheria ; i cittadini, e le matrone di Canadio ec. e fa voli perchè i •chi siano scacciati da que’ confini. Segue : Hijmnus. in-laudeni divi Gerardi. Dive quo totus chorus angelorum ..... dopo il quale è la data copiata dall’edizione : Exilus vitae divi Gerardi episcopi et martijris. llo-mae tijpis Marcelli Silber alias Frank cx-cusae. Anno Finjinei Partus millesimo quingentésimo decimo nono. Pontifìcatus Sanctis-simi Domini nostri Domini Leonis divina providentia papae decimi anno' séptimo. — Chiude tutto l’opuscolo una lettera del suddetto Biagio Babudino D.D. Andreae eximio decrctorum doctori praeposito Cbasmensi vicario et canonico Zagabriensi nec non auditori Curiae Strigonensis ; nella quale dice che avendo ricevuto questo libretto da Clemente vescovo Severiense ^ ne fa un dono al detto Andrea. — In tutto questo libro la