S. MARIA BELLE VERGINI. 73 a. Vaila bellezza et le virtù perfette. 3. Talhor nell' apparir del vivo raggio. Ilo detto per quanto creda, giacche ne’ molti sonetti impressi nelle Rime di diversi nel secolo XVI, vi ponno esser anche que’ tre, ma attribuiti ad altro autore (x). 8. Nella Marciana abbiamo finalmente un codice mini. CLXXIV, classe IX, del secolo XVII che contiene Rime di diversi; e sono notati a pag. 4*9? cinque sonetti tratti dal libro stampato Rime spirituali a c. 9, del 155o, e chi li copiò dice: Sonetti, credo, de Vic. Qucrini. Il primo è cavato dal libro primo delle Rime spirituali. Venezia i55o a carte 9; ina non essendovi il nome nella stampa e dubitandone lo stesso copiatore, non posso assicurare che sia del Querini. Gli altri sonetti non si sa da dove sian cavati non entrando nelle Rime spirituali. Ecco il principio: !.. Apollo che con bruna e mesta fronte (stampato). 2. El mondo chi P intende ? ben ■nessuno. 3. Dio i huom per Vhuom creò per V huomo il cielo. l\. Ecco il forte Daniel che ingordo drago. 5. Sì sì che hor tanto è più la fede nostra. A pag. poi 43o~43i , del detto codice vi sono tre madrigali attribuiti anche questi al Querini : 1. Signor se così pio. 2. Al-lor che scese al mondo. 3. Quando che il mio Signor mia carne prese, ma sono cassati da una linea cosicché pare che siasi riconosciuto non essere di lui. Crederei però che queste rime fossero di un altro Vincenzo Querini di cui più abbasso dico. Fra i moltissimi autori che parlano o ricordano Vincenzo, poi Pietro Querini sono i seguenti : Gasparo Contarmi (sue lettere al Querini negli Annali Camaldolesi, voi. IX, pag. 020-539 ). Pietro Delfino (Epistol. libri X, et XI, V e-netiis. Benalius, 1624 fol.) cioè lib. X, unni. 21-26 agosto i5ir, nurn. 29, in data 28 settembre 1 511, nella quale (diretta Vincendo Quirino doctori) dice che il Giustiniano gli ha (1) Esaminati meglio i sopraindicati codici IVIarciani CIX, CCII, CCIII, CCXIII, CCCVH trovo: che il sonetto Chiara finestra e gloriosi marmi nelli codici CIX, CCXIII, CCCVII è attribuito al nostro Vincenzo Querini ; ma nelli codici CCII e CCIII si attribuisce a Paolo da Canale. Che il sonetto Esalta bellezza et le virtù perfette nel codice CCXIII è di Vincenzo Querini ; ma nelli due codici CCII, CCIII, è ascritto a Nicolò Delfino, e di esso feci menzione a pag. 148 del volume III di quest’opera : e che il solo sonetto Talhor nelVapparir del vivo raggio è nelli codici CCII, CCIII, CCXIII, CCCVII, attribuito al nostro Vincenzo Querini. Ad ogni modo se sono suoi, come pare, e se sono inediti, io qui li produco perchè abbiano un saggio del poetare di lui anche quelli che nulla di lui lessero finora. fCara finestra, avventurati marmi (1) Ove la «era suol sedersi all’omhra Quella che il petto mio di pianto ingombra (a.) E die m’uccide, e può, se vuole, aitarmi. Quanto felice stalo il voslro parrai Che se la sera, tenebre T’adombra, Un sol vien poi che si da voi le sgombra, Ch’ai chiaro lume suo sento abbagliarmi. E ben da dolermi ho di mia ventura (3) Ch’ io fuggo l’un per antico costume L alilo non soffro, sì m’abbaglia forte. Sol voi conlenli quanlo il giorno dura D’un splendor, poi felici all’altro lume ! (4) t> chi ine cangia a-sì felice sorte i (1) Al. Chiara finestra et gloriosi marmi. L’Agostini nella vita di Paolo Canale Io cita come inedito (H, Sii). (2) Al. Di doglia. Al. Di duolo. \ (3) Al. È ben da doler meco mia ventura. (4) Al. Ma a voi l’un Uà quanto più sopra dura Et l’altro poi la sera, il dolce lume.