84 s. MARIA DELLE VERGISI. Lear»ardo Ottobon venne promosso al supremo grado del suo Ordine, cioè a gran cancelliere della repubblica, avendo avuto 364 favorevoli e 127 contrarii, ed essendovi nn assai forte concorrente, cioè, Marco Ottobon q. Marcantonio. AI qual proposito leggesi nel suddetto Codice Cancellieri Grandi, che ambedue questi segretarii d’alto credito ed ambiziosi del gran cancellierato, seppero unire più di quattrocento patrizii al partito loro propensi, che si portarono senza ribrezzo in palazzo nel Maggior Consiglio a questo effetto, malgrado la peste e le stragi dello stato e della dominante. I primi rudimenti della scienza politica eb-beli Giambatista appresi dal celebre Jacopo Foscarini cavaliere e procuratore di s. Marco ^ ilei che gloriavasi lo stesso Padavina, come ne fa testimonianza lo Sforza nella vita del Foscarini. Egli poi consumò gran parte della vita sita o come residente per la repubblica appo esteri principi, o come segretario de’ve-neti ambasciatori. Da alcuni dispacci suoi del ¡587, ricordati dal Gaspari nella mss-Biblioteca, raccogliesi che fino dal 1087 trova-vasi incaricato di affari presso Ferdinando arciduca d’Austria,, specialmente per la capitolazione nelle materie di Banditi. A Milano era Residente nel 1503—15g4* Venne spedito nel 1 5q5 con lettere al conte di Olivares vice re di Sicilia onde ottenere la restituzione di una veneta nave detta Pegolotta che carica di merci pel valore di oltra un milione s’era investita nelle coste della Sicilia, con gravissimo danno de’padroni delle merci. L’Olivares avido della preda cercava mi Ile modi per prolungarne la restituzione, e per mettersi in possesso delle restanti mercatanzie. Ma tale fu l’eloquenza del Padavino nel ribattere le quistioni da quello mosse, che fu ordinata la restituzione della nave, non senza però lo esborso di ventimila ducati. Occupavasi nel intorno al nuovo taglio di Po. Temendosi nel 1601 dal Senato che, malgrado la pace Conchiusa tra la Franria e la Spagna, gli Spaglinoli nel Milanese macchinassero nuovi movimenti contra la comune tranquillità, rarii provvedimenti iece, e fra questi fu la spedizione del Pada-vino al conte Francesco di Vaudemont generale dell’arini d’oltramonti,, onde si raceo-ghessero soldati tanto dalla Francia che dalla Lorena; al quale oggetto fu data facoltà al secretano di spendere ventimila ducati d’oro nelle paghe de’ capitani e deTsoldati. Ma la' maggior gloria pel Padavino si fu il maneggio della lega co’Grigioni. Bramando in fatti il Senato di stringere alleanza con que’popoli già amici de’Veneziani, al fine di ottenere coll’apertura di una strada alle milizie fo Tastiere nei territori! nostri un comodo e sicuro passaggio, fino dal 1699 eransi col mezzo di Girolamo Cornare podestà di Bergamo stabilite le condizioni le quali dieci anni addietro erano state anche accordate dal procuratore di s. Marco Giovanni Michiel con Giovanni Salice deputato de’Grigioni; ma varie difficoltà insorte fecerne sospendere la conclusione. Quando nel i6oi,‘ colpa i suaccennati temuti movimenti degli Spaglinoli, essendosi dovuto provvedere per la sicura discesa di genti straniere negli stati veneti, si vide di nuovo quanto fosse necessaria la detta alleanza, perchè non ne venisse impedito il passaggio ; e pertanto nel i6o3 intavolatesi di bel nuovo le trattazioni venne spedito il Padavino’ a’ Grigioni. Questi eroi mezzo delle persuasioni, e col mezzo anche delle promesse e dei doni (ita enim curri ea gente agilur) era giunto a stabilire i patii in tre articoli 5 l’ultimo de’quali che richiedeva lo esborso dal Senato di trentamila ducati d’ oro al caso che i Grigioni soffrir dovessero guerra, per la destrezza del Padavino fu assai modificato, cioè, che in quel caso la repubblica somministrerebbe a’ Grigioni i possibili ajuli. Ma frattanto gli Spagnuoli cercavan di sconvolgere l’affare col pretesto del danno che al commercio de’Milanesi ne sarebbe derivato; il perchè il Padavino temendo non tutte le pratiche fin qui usate andassero a vuoto, raccolse i principali della nazione, e fece loro vedere che ad ogni cosa potea ripararsi solo che le merci per altra strada ( fuori che pel Milanese) si facessero passare ne’Veneti stati; mediante cioè la discesa del monte di Morbegno. 11 Senato Veneto di tutto informato dal suo segretario ordinò tostamente, essere !.. . suo volere che la via di Morbegno venisse a pubbliche spese resa più piana e sicura, e che sene alleviassero i dazii egli altri aggravii. Così persuasi i Grigioni, conchiusesi la lega, e mandaronsi da loro a Venezia sette ambasciatori, dai quali nel settembre 16o3, nella sala del Maggior Consiglio innanzi al doge e al Senato, fu solennemente ratificata e pubbli-