8 due ordini ili colonne sostenenti la maggiore navata, il coperto di essa, e la muraglia di essa verso mezzogiorno, non sieno porzioni identiche dell’antico tempio; perlochè pare al Casoni che il Cornaro esattamente dica che gl5 indicati incen-dii j 368, e 1487 abbiano bruciato il convento e non la chiesa. Massime rista umazioni, però e grandi riforme vennero in detta chiesa operate in varii tempi; e il vedere molto alterato il carattere della muraglia che sorregge al nord, la ripetuta navata, fa credere al Casoni che o nell’uno o nell’altro delli due incendìi anche la chiesa abbia sofferto qualche danno nella navata laterale destra, giacche appunto da tal parte tocca essa il convento. La cappella maggiore, clic ancora esiste, ed il coro sostentato da volti, che fino al 1822 intorno vi girava, sono lavori posteriori all’epoca del secondo incendio: l’interna architettura di questa cappella presenta la maniera del Vittoria, e i due angeli colossali in plastica nicchiati sui fianchi della volta ricordano le forme sciolte di quello scultore ed architetto. E se ciò è vero, tale ricostruzione non sembra conseguenza dell’incendio 1Ì87, ma piuttosto nn volontario miglioramento fatto per decoro della chiesa e per comodo delle monache. Dello stesso tempo e fatto per li medesimi fini giudica il Casoni ancora quel nobilissimo atrio dorico per cui si ha ingresso alla chiesa ed al monastero, e che sostenta un altro gran coro. (P'eg-gansi nella nota C, alt anno 15£6 ec. i documenti intorno alla fabbrica). Si ravvisò che la muraglia della navata laterale sinistra è fabbricata con mattoni della città di Aitino, i quali distinguonsi dal loro piccolo volume, ed ordinariamente dimostrano la vetustà deU’ediiìcio in cui si rinvengono. Aveva già questa chiesa nove altari, tre de’quali distinti per la pregevolezza dei marmi, e per magnificenza, cioè l’altar maggiore, quello del Redentore, e quello di N. D. del Rosario. Nelle carte del monastero veggo che o v’ era o vi doveva essere anche una cap pelletta della chiesa concessa (circa il i6i5) a Monsignor Tie-polo primicerio di s. Marco e antistite del monastero, verso Levante, contigua al monastero stesso, in cui gli era lecito di far fabbricare l'altare e ornarlo a piacere per se ed eredi. Venerato era anche per una immagine di N. D-la quale per antica tradizione aveva donata Zilio Ziani discendente dal fondatore Pietro doge. Essa c ricordata dal Cornaro a p. 65 delle Notizie Storiche delle più celebri immagini di M. V. (Venezia 1761, i2.mo) ed ora c posseduta da un Antonio Schilati abitante in Ruga stretta a s. Pietro di Castello , siccome mi vien detto, al quale aveala data una donna che l'ebbe dalle monache. Io però non trovo nella discendenza de’ Ziani un individuo di nome /¿ilio ; quando non s’intendesse di Luigi fratello di Pietro doge. Ira i quadri uno se ne vedeva rappresentante la instituzione di questo monastero ; pittura di Antonio Mo-hnari della sua più eccellente maniera (C). Ma venuta l’epoca della distruzione de’corpi regolari ecclesiastici e del convertire ad uso profano i luoghi sacri, queste monache in vigore del vice-reale decreto 28 luglio 1806 si sciolsero, e nel 2^ settembre di quell’anno parte an-