— 105 — si ferma su un punto, se coglie appena un istante di una vicenda o di una figura, egli riuscirà a far sentire qualche cosa che si lega al passato e al futuro, nella continuità di una infinita vibrazione di sentimenti che creano tutta una vita intorno a quell’istante e a quel punto. Tra tanti esempi ne citeremo, col Wert, uno dei più evidenti: la novella intitolata La corista. Kolpakov va a trovare la corista in casa sua, quan-d’ecco giungere la moglie di lui. Kolpakov si nasconde e sente sua moglie che ingiuria la ragazza perché dice che suo marito ha speso somme pazze per lei e ha sottratto perfino del denaro all’ufficio. La corista, da povera ragazza di buon cuore, colpita da insulti che sa di non meritare e commossa dalla situazione che le viene esposta, non solo restituisce quel poco che le è stato regalato da Kolpakov, ma dà anche tutti i suoi pochi gioielli. Quando la moglie se n’è andata, Kolpakov esce dal suo nascondiglio e maltratta la corista, perché dinanzi a lei, s’è dovuta « umiliare » una « donna orgogliosa e pura » come sua moglie. Fin qui non ci sarebbe altro che un momento di una vita, ma ecco la pennellata finale che tutto anima e proietta nel passato e nel futuro: « Pàsa (la corista) si buttò giù e cominciò a sospirare forte. Essa stava già rimpiangendo le cose che aveva date via così impulsivamente ed i suoi sensi erano scossi. Essa ricordava come tre anni 'prima un mercante l’aveva percossa senza nessuna ragione al mondo e sospirava più forte. » « Le storie di Cè-chov — dice il Wert (1) — e specialmente le più corte, (1) Op. cit.