— 93 — librio tra il soggettivismo lirico con cui la sostanza emotiva sgorga e la forzata forma che l’autore vuol farle assumere, appunto attraverso l’azione drammatica, in cui, pur restando sempre, nel fondo, come in ogni opera d’arte, l’insopprimibile soggettività dell’autore, essa deve però cercare di nascondersi e trasfondersi nelle varie individualità dei personaggi in contrasto, evitando ogni effusione in cui possa apparire che l’autore parli in prima persona. La tensione lirica dell’autore in contrasto con la forma che egli vuol farle assumere porta nel Giardino dei ciliegi una sensibile soluzione di continuità nella sintesi che dovrebbe legare l’azione, per cui abbiamo assai spesso delle sensazioni, degli stati d’animo come polverizzati; e l’atmosfera, invece di risultare come un impalpabile ma saldo legame, risulta invece come una specie di pulviscolo lirico sospeso intorno a persone e cose. * * * 11 — GIUDIZIO COMPLESSIVO SUL TEATRO DI CÈCHOV Quello che si è ora detto per il Giardino dei ciliegi, potrebbe valere in maggiore o minor misura anche per gli altri lavori teatrali. In essi, infatti, e anche nei più perfetti, non è difficile scorgere questo prepotente affiorare della soggettività dell’autore e nel carattere un po’ unilaterale dei personaggi e nei brani descrittivi che, come sfogo personale dell’autore stesso, s’innestano inopportunamente nell’azione, a commentare, a colorire.