— 112 — conduttore che tutto unisce e subordina a una visione totalitaria la qual cosa è rivelata appunto da quel non so che per cui Cèchov, come dice lo stesso Mjerezkòvskij « più è semplice, più è misterioso, più è ordinario, più è straordinario ». Questo non so che di misterioso, di straordinario, che anima in Cèchov anche le cose da nulla, è appunto il suo particolare e unitario senso della vita, che trasforma l’apparente riproduzione fotografica in un vivo e ampio quadro umano, gli elementi che sembrerebbero folkloristioi, in elementi universali; è insomma il tocco creatore dell’artista, il quale dal particolare individuato nelle sue creature e nelle sue cose, fa sgorgare una voce che parla non soltanto alla sua gente, ma a tutti gli uomini. Uno scrittore regionale, uno scrittore russo, in tin senso piuttosto ristretto della parola, è, secondo noi, l’Ostròvskij, nei cui drammi si rispecchia la vita del suo popolo più che altro come documento d’ambiente, come rappresentazione realistica intesa nel senso limitato dell’espressione. In Ostròvskij veramente c’è la Russia e quasi nient’altro che la Russia; Cèchov porta nella vita provinciale russa di Ostròvskij il fermento profondo di un dramma più ampio, per cui se in Ostròvskij anche i più complessi intrecci di vicende e di passioni si esauriscono e sfumano senza una troppo profonda risonanza, al contrario le più semplici figure, le più semplici situazioni cechoviane, suscitano una lunga eco nel cuore.