— 43 — tormento del vecchio; lo comprende meglio di tutti, forse perché essa ha vissuto e sofferto Ila vita. Ma quando Kàtja, vinta dalle delusioni, e già attaccala dallo stesso male spirituale che ha corroso il vecchio scienziato, gli chiede disperatamente una parola che la salvi, egli non sa rispondere. « Aiutatemi! — singhiozza Kà. tja; e gli prende e gli bacia la mano. — Voi siete per me un padre, siete il mio unico amico! Voi siete così saggio, così sapiente, voi avete lungamente vissuto. Voi siete stato un maestro! Ditemi: che cosa debbo fare? » E il professore, che tanto ama la fanciulla, non può rispondere altro che queste ferme parole, piene di desolazione: «In coscienza, Kàtja, non lo so... » Questo vecchio che ha indagato e creduto di scoprire le misteriose leggi della vita, ora che è dinanzi alla morte, non sa più nulla. Ma dato che nulla sappiamo, la vita non può avere più nessun senso e non può essere che una corsa verso il nulla, come vediamo nella novella intitolata: La zampogna (1887) in cui il pastore Lukà Bjèdnyj, espone colla sue semplice filosofia la sensazione terribile di questo mondo che si avvia al suo annientamento e a cui il suono triste e uguale della zampogna, dà, nelle pause del dicorso, come un commento di eterna disperazione. Naufragata ogni fede, alle creature di Cèchov tutto appare come frammento, tutte le cose hanno un senso in sé e per sé e quindi, in fondo non ne hanno nessuno, giacché manca quel filo conduttore che possa ricostituire in unità le infinite cose che vengono e passano, nel gran mare dell’esistenza. Ed ecco allora questa esi-