— 29 — Ljubòv Andrejevna). E se un giorno sentirete dire che son morto, ricordatevi almeno di questo... muso di cavallo e dite: « C’è stato a questo mondo uno così e così... un certo Simeònov-Piscik... che il cielo l’abbia in gloria... E’ un tdmpo straordinario!... Sicuro!... (Esce fortemente agitato, ma torna subito iiulietro e dice di sulla porta) La mia Dàiegnka vi saluta! (Esce). » Una svolta improvvisa e questo essere plasma sul suo viso grottesco la maschera dolorosa d’un dramma, potenziato dal contrasto colla iniziale comicità: data dalle sue mosse, dalla sua gioia rumorosa, dalla sua confusione, e dalle sue digressioni (« Gente di gran cervèllo... gl’inglesi...» «E’ un tempo straordinario!») e specialmente da quel goffo tornare indietro all’ultimo momento, colla scusa di recare un saluto dimenticato, ma collo scopo segreto di dare ancora uno sguardo a quel mondo che scompare per sempre e che fa sentire come tutto passa quaggiù. A tale proposito si ricordi anche, nel dramma Ivànov, la figura di Bòrkin, tipo grottesco di sbruffone, di smargiasso, di chiacchierone, il quale a un tratto, fa una considerazione profondamente seria sulla vita, con il paragone apparentemente buffo della capra e del fiore, paragone pieno di humour: «La vita nostra... La vita umana è simile ad un fiore, che cresce lussureggiante in un campo; arriva una capra lo mangia: e il fiore non c’è più».