— 40 — pessimistica che è inutile affrontare la questione, poiché non si riuscirà mai a trovare una risposta all’eterno perché. Questa convinzione ha provocato degli attacchi tra cui quelli di Dmìtrij Mjerezkòvskij (1) e specialmente di Ljev Sestòv (2) i quali, piuttosto che accettare la visione della vita propria dello scrittore e cercare di comprenderla così com’è, anche nelle sue contradizioni, per studiare la cosa più importante e cioè se sia riuscita a vivere nell’opera d’arte, la discutono invece in sé e per sé: lo Sestòv dal punto di vista strettamente filosofico, l’altro da quello religioso, preoccupandosi in modo quasi esclusivo delle conseguenze pratiche che uua simile visione della vita poteva portare in seno alla società. Senza aver compreso a pieno il significato e il valore ideila negazione cechoviana e senza averla messa in rapporto col problema artistico, lo Sestòv si domanda a che cosa porti questo battersi la testa al muro dei personaggi di Cèchov e conclude che unica conseguenza è il « sommeil de brut» di Baudelaire; Mjérezkòvskij, pur facendo una acuta analisi di certi caratteri del mondo e dell’arte di Cèchov e pur intravedendo l’elemento positivo che contrasta colla fondamentale negazione del problema religioso, vede in Cèchov, come in Gòrkijj, i due profeti della religione dell’Anticristo, dell’uomo cioè che si contrappone a Dio, facendosi Dio egli stesso. (1) Op. cit. (2) Ljev Sestòv: Tvòrcestvo iz nicegò (Creazione dal nulla) nella rivista: « Vopròsy zìzni (I problemi della vita) (in russo) ■ 1905, marzo. N. 3.