facendo collaborare al raggiungimento del tono « anche gli oggetti inanimati: alberi e mobili, tende e tappeti » (1). Il « Teatro artistico » che fece conseguire a Cèchov il primo suo successo teatrale, rappresentando di nuovo Il Gabbiano (già caduto nel 1896) contribuì non poco a risuscitare nello scrittore la fede e l’energia. Dopo il trionfo del Gabbiano avremo, nel breve spazio di tre anni, opere come Zio Vànja (1900), Le tre sorelle (1901), Il Giardino dei ciliegi (1903). 8 — « ZIO VÀNJA » In Zio Vànja (2) si sente ormai che l’artista riesce a dominare il tumulto passionale da quell’altezza in cui tutto si raccoglie in armonia. Infatti anche il torbido sconvolgimento dell’anima non si fa più sentire in certi valori di pura cronaca interiore, che riflette le sue disarmonie anche sull’opera d’arte. Al contrario qui, il disorientamento, il vuoto, la desolata disperazione delle creature, si trasformano in sostanza, in coerenza, in un sereno superiore equilibrio; equilibrio che deriva dalla catarsi artistica e non da un cambiamento di visione in senso ottimistico; poiché, in Zio Vànja, il primo dramma che non abbia soluzioni violente, il pessimismo cechoviano assume uno dei suoi toni più acuti e concentrati. Se noi confrontiamo Zio Vànja con Ljèscij, special- (1) A. Lutheb: Op. cit. (2) Per una più ampia illustrazione vedi il saggio che ho premesso alla mia traduzione di Zio Vanja nel voi. II del Teatro Completo cit.