- 18 — universale, come ritengono l’Ivànov-Razùmnik (1) e l’Eichenwald (2). Tale quesito che, a dire il vero, interessa parecchi critici russi più che altro per il valore documentario e i riflessi sociali che potrebbe avere l’opera di Cèchov, noi lo considereremo dall’unico punto di vista che possa riguardare la valutazione di un’opera d’arte e cioè come problema artistico. In ogni modo prima di risolvere la questione che, nel suo vero significato, si riduce a stabilire quanto di universale, di eterno, abbia creato l’artista, esamineremo l’ambiente storico in cui quest’opera maturò e il mondo particolare che ne costituisce la sostanza. 2 — l’ambiente storico IN CUI MATURÒ l’opera DI CÈCHOV Quando Cèchov fece il suo esordio letterario nel 1879, egli aveva 19 anni e quindi la svia giovinezza si mescola al travaglio spirituale della generazione che dovette attraversare il duro periodo che va dall’80 al ’90. Il movimento creato dagli uomini del decennio ’70-’80, con Michajlòvskij, aveva mirato a contrapporsi all’individualismo nichilista di Pìsarev, il rappresentante tipico del decennio ’60-’70, e soprattutto all’ultra-indi-vidualismo dei pisarevisti. Quel movimento non solo rimetteva in onore le vecchie parole « convinzioni, ideali » parole negate nella loro sostanza dai pisarevisti (1) Ivànov-Razùmnik : Rùsskaja Litjeratùra (Letteratura russa) (in russo) - Berlino, 1923. (2) I. Eichenwald: Siluèty Rùsskich Pi-sàtjeljej (Profili di scrittori russi) (in russo) • Berlino, 1923.