il racconto si risolve in un tono esclusivamente sentimentale. L’humour, nel senso accennato, si concreta me. glio, ma anche qui con carattere abbastanza frammentario, in certe figure che Cèchov creerà più tardi, figure in cui l’elemento comico-grottesco giovanile, rivela a volte un’improvvisa e dolorosa serietà, per il riflesso forse, di quel senso drammatico della vita che si approfondisce in lui negli anni maturi, e che tutta ne penetra l’opera. Resta nelle rare manifestazioni ÀeWhumour cecho-viano, che appaiono più tardi come ho già detto, lo stesso gusto della caricatura, ■ della situazione ridicola senonché la smorfia del riso s’impietra improvvisamente in una maschera di dolore. Del resto questo sfondo caricaturale, grottesco (piuttosto che comico) secondo noi, si può dire, che costituisca lo sfondo comune di tutte le schiette manifestazioni àeWhumour russo, a cominciare dal protagonista del « Cappotto » di Gògol. Esempi di queste posteriori creazioni umoristiche ce-choviane, sono le figure di Tjeljèghin, in Zio Vànja, e di Piscik nel Giardino dei ciliegi. Tjeljèghin, pover’uomo semplice, buono, umilmente raccolto in sé stesso e coll’amara coscienza di vivere in casa d’altri e del pane degli altri, ha per il suo aspetto, le sue mosse, il modo ingenuo e fiorito d’esprimersi, un tono grottesco che contrasta colla delicatezza della sua anima, per cui il sorriso che, dinanzi a lui, c’increspa le labbra, s’arresta e si trasforma spesso in ima sensazione di compassione e di dolore. Citeremo, ad esempio, la scena in cui egli ricorda come la ino-