7 — CÈCHOV E IL TEATRO ARTISTICO DI MOSCA Dato l’orientamento dell’arte cechoviana auche nel teatro, dato che le figure, più che in sé e per sé come individualità distinte, hanno valore come toni, che debbono fondersi insieme per creare l’unità dell’atmosfera, vera e unica protagonista del teatro cechoviano, era naturale che, per interpretarlo sulla scena, occorresse un modo di recitazione differente da quello tradizionale, tale cioè che, invece di far risaltare i caratteri, mirasse alla fusione del tono. Si aggiunga poi che questo tono, quest’atmosfera spirituale avvolgono in Cèchov la vita d’ogni giorno ed è quindi assai difficile per gli attori, attraverso gesti, parole e situazioni così comuni, rendere quella sottile spiritualizzazione della realtà, quel profumo di poesia e quella profondità di dramma che sgorgano dal mondo borghese dell’autore, senza nulla di appariscente e di clamoroso. Per esempio Firs del Giardino dei ciliegi, che, per altri autori, potrebbe essere semplicemente un tipo di vecchio servitore, con un valore tutto episodico, e che un attore potrebbe esser facilmente indotto a rappresentare come un carattere, deve essere invece interpretato smorzando il più possibile i suoi tratti caratteristici, poiché invece di brillar in sé e per sé, serve esclusivamente a raccogliere certe sfumature, in ispecie nelle ultime battute del dramma, e a potenziarne di riflesso lo spirito, lo stato d’animo. L’attore insomma deve qui sottomettersi, disciplinarsi, contenere la naturale ambizione di disegnare il