— 98 — drammatici in particolare, tutti in balia di questi stati d’animo; ma, dal frammentarismo della loro anima, l’artista riesce quasi sempre, nel breve respiro della novella e in alcuni dei suoi drammi migliori, a ricavare un pieno ed armonico accordo. Anzi, spesso, in Cèchov, vediamo aumentare la potenza della sintesi quanto più l’umanità gli appare frammentaria: quella visione pessimistica, universale, totalitaria, per cui i singoli personaggi non riescono a trovare il nesso, il filo conduttore della loro vita, fa trovare però il filo conduttore all'artista, costituisce, cioè il filo saldo della sua visione e della sua arte, per cui egli raccoglie in una potente unità la cieca dispersione dei sentimenti degli uomini. Ciò possiamo riscontrare, come si è accennato, specialmente nel teatro in cui, se ben guardiamo alla sostanza e non all’apparenza, Cèchov procede man mano alila ricerca dell’unità della sua visione negatrice, disgregatrice della vita, attraverso un crescente frammentarismo. Infatti Iva-nov, Ljèscij, Il Gabbiano, e specialmente il secondo sembreranno più frammentari di Zio Vànja o delle Tre sorelle mentre sono solo più disorganici. Nello Zio Vànja e specialmente nelle Tre sorelle abbiamo invece, sotto l’unità dell’insieme, una direi quasi, polverizzazione dei sentimenti, degli stati d’animo, ridotti a molecole dell’atmosfera che ne risulta. Sembrerebbe qui, e special-mente nelle Tre sorelle, che ogni personaggio parlasse come per suo conto, se la sua voce non si raccogliesse poi nel silenzioso coro dell’insieme. Contemporaneamente, da Ivànov agli ultimi drammi, diminuisce il legame esteriore della vicenda ridotta a puri nessi interiori. Aboliti