— 113 — 6 —- IL LATO NEGATIVO DELL’ARTE DI CÈCHOV Quanto abbiamo finora detto, se tende ad affermare e illuminare il valore fondamentale dell’opera di Cèchov, non mira certo a concludere con un’assurda apoteosi, che neghi difetti e deficenze, inerenti, del resto, ad ogni opera d’arte. Abbiamo già osservato (1) nel Nostro quella tendenza a un certo frammentarismo, per cui, qualche volta, mancando la sintesi unificatrice, il frammento resta puro frammento; e abbiamo visto come tale difetto, più raro nelle novelle, appaia in molte opere di teatro. Abbiamo anche detto che Cèchov è uno degli scrittori più semplici e meno clamorosi (2); ma ciò non esclude che, anche lui, non abbia i suoi eccessi e, a suo modo, una particolare rettorica. E’ difficile, o, direi meglio, impossibile sorprendere in Cèchov, certi atteggiamenti per cui il poeta si trasforma nell’esteta, che si compiace di contemplare la propria creazione e persino la propria sofferenza. No; Cèchov, come abbiamo altrove accennato (3) non pecca di estetismo ; però, anch’egli giunge talvolta a toni se non falsi, almeno esasperati, per un’altra via: e cioè l’inconscio ed eccessivo raffinamento del dramma che lo agita. Questo raffinamento si nota soprattutto nel più caratteristico tipo del « fallito » cecho-viano, che è l’intellettuale, e consiste in una certa compiacenza del dolore, compiacenza, si badi bene, non (1) V. pagg. 97, 98, 99 e 103, 104, 105. (2) V. pag. 66 e segg. (3) V. pagg. 67 e 68. 8 — Carlo Grabher - Antòn Cèchov.