— 59 — novic, sia che prorompa colla violenza di una disperata invocazione: Ah, saperlo, saperlo/, è sempre una forza che riscatta dal sommeil de brut di cui, facendo sua una frase di Baudelaire, parla Sestòv concludendo il suo saggio su Cèchov. Questa sofferenza è già una feconda forza interiore, che se non riesce a conquistare la verità salvatrice, se deve rassegnarsi ad una dura lotta senza vittorie, senza nemmeno qualche illusione sinceramente creduta, illumina già di una sua luce quel mondo di tenebre. 19 — SCESTÒV E LA « CREAZIONE DAL NULLA » Ora, assai chiaramente si può comprendere come manchi il fondamento a certe affermazioni del Mjerezkòvskij e, nella sua sostanza, a tutta la tesi sostenuta dallo Sestòv, a cui abbiamo accennato e che esamineremo più ampiamente, come esempio caratteristico. Abbiamo già visto come egli voglia giudicare la visione di uno scrittore alla stregua di un vero e proprio sistema filosofico, cercando di togliere le apparenti contradizioni, che, da quanto abbiamo già accennato, sono spesso l’intima logica, l’intima molla del dramma prospettato in un’oji era d’arte. Ma l’errore più grave dello Sestòv consiste nel considerare l’energia creatrice da un punto di vista esteriore e pratico per cui, la negazione cechoviana gli appare come il nulla assoluto, e l’opera dell’artista (alla cui base è questa visione negativa) come una creazione dal nulla, creazione da cui verrebbero fuori delle figure cr prive di vita » simili a « ombre di trapassati » costrette