— 81 — 4 — « ljèscij » Ljèscij (1), lavoro completamente mancato, è la prima elaborazione di quello che sarà poi lo Zio Vànja, nel quale ritorneranno eccettuati quattro, tutti i suoi personaggi, di cui tre (Zio Giorgio, Ljèscij, Djàdin) saranno ribattezzati coi nomi di Zio Vànja, Àstrov, Tjeljèghin. Nei due drammi, eccettuate certe essenziali differenze di tono, i primi tre atti sono quasi uguali e nella vicenda generale e nei particolari: anche del dialogo; senonché in Ljèscij (contrariamente a Zio Vànja) Zio Giorgio chiude la sua vita con un colpo di revolver ; soluzione violenta che, se ci ricorda Ivànov, è ancor meno giustificata dall’artista e fa l’effetto di certe strane e amare ripicche di cui som capaci alcuni spiriti esaltati che vedono nel suicidio come una protesta e una rivalsa contro il mondo e la sorte. Cèchov, ancora preoccupato di ottenere l’effetto teatrale, carica le tinte; tanto che «psicopatia e delirio » finiscono col dominare su quel dolore che Zio Vànja raccoglierà invece nel silenzio dell’anima. Accanto a Zio Giorgio, anche altre figure appaiono assai diverse dal loro posteriore svolgimento; come Elena, Ljèscij e infine Sònja, che non si fonde colla personalità di Zio Giorgio, in quel delicato legame spirituale, che la unirà invece a Zio Vànja. Ma la differenza essenziale è nel quarto atto che ci disorienta completamente, poiché, in modo inatteso, il (1) Ljèscij è stato da me tradotto e ampiamente illustrato nel II voi. del Teatro Completo di Cèchov. ■ Vallecchi, Firenze, 1929. 6 — Carlo Grabher - Antòn Cèchov.