— 83 — Tuttavia se nel Gabbiano il dramma si diffonde più armonicamente e con maggiore delicatezza in tutta l’atmosfera, dobbiamo pur riconoscere che il nucleo drammatico iniziale è meno potente che in Ivànov; poiché esso, nel suo svolgimento, finisce coll’acquistare una sua evidenza, ma fa l’effetto di aver avuto un’impostazione un po’ artificiale. Costantino è troppo giovane per assumere (senza aver l’aria di abbandonarsi a una impennata romantica) l’atteggiamento del fallito. La sua giovinezza, la sua inesperienza, come Cèchov ce le presenta, non possono giustificare un pessimismo come il suo; per cui occorrerebbe aver maggiormente vissuto. E ciò toglie una parte di serietà alle sue parole, ai suoi gesti. Né si può prendere troppo sul serio, sia pure come il principio di un fallimento, quella recita fatta in famiglia, per cui il giovane si vede incompreso nei suoi ideali e nei suoi sentimenti. Il tormento di Costantino, non ha una vera forza di convinzione, perché egli romantico in buona fede, più che fallito, costruisce a balzi di malata fantasia il suo dramma, senza scavarselo dentro con quel lento lavorio interiore che vedremo per esempio in Zio Vànja; cosicché l’epilogo del suicidio ha una giustificazione più in ciò che l’autore ha sottinteso, che in ciò che ha espresso. Nonostante questo difetto e altri che abbiamo notati altrove (1), nel Gabbiano c’è qualche cosa di nuovo e di significativo; in esso passa in seconda linea quel gusto per i caratteri che tanta parte hanno in Ivànov, mentre (1) V. la prefazione che ho premessa alla mia traduzione del Gabbiano in: A. Cèchov: Teatro Completo voi. II - Vallecchi.