- 24 — 4 — LA COMICITÀ DI CÈCHOV In questi, e in tanti altri racconti, delle succose figurine vengono gettate là in un piccolo mondo, ricco di una riposta e contenuta comicità che trasforma a poco a poco le figure, finché un colpo inaspettato non le pia. sma definitivamente nella loro piena trasfigurazione comica o caricaturale. Trasfigurazione che si compie per lo più senza sfoggio di situazioni straordinarie, senza un inutile sciupìo di frizzi o motti arguti e senza che la finale esplosione esaurisca, nell’imprevisto tutto esteriore della trovata e vuoti, come una vescica che si sgonfi, l’atmosfera comica creata nel corso della narrazione. La trovata, anche quando c’è, non dà mai, nelle novelle cechoviane, l’impressione che queste siano state scritte per quella, giacché la comicità non sgorga dal di fuori, da coefficienti e soluzioni esteriori, ma da un acuto processo interiore. Questa comicità matura con delicatezza, inavvertitamente quasi, con una lenta opera di escavazionie, che libera infine, compie t ani ente formate, nel tono, piuttosto che nella loro sostanza plastica, situazioni e figure; e senza eccessivi abbandoni di riso. Più spesso, anzi sembra che lo scrittore abbia come un pudore del suo riso e lo trattenga a fior di labbro, come per un. improvviso pentimento. Certo, è assai raro che in questi racconti appaia quell’erma bifronte che è Vhumour, ma si sente che Cèchov prende sul serio questa rivelazione comica del mondo