SANT ciò narra nel voi. XII, soggiunge che poco mancò non fossero confinali. Ciò per altro non impedi che nella stessa giornata del 24 maggio fosse tagliata la testa al Valier all’ora di vespe-io. Osserva pure il Sanutoche il Delfino, quantunque nepote del doge, e uno delli XI che lo elessero, e quantunque uomo tutto di palazzo, non di manco non potè fare eh’ egli e gli altri due colleghi suoi non venissero condannati . Però nel 17 dicembre i511 (voi. XIII.), furono assolti tutti e tre, con questo che non potessero essere piìi avbgadori di Comun . Ciò malgrado nel 5o aprile i5i4 >1 Delfino fu di nuovo eletto in quel carico, e trovasi aver egli amministrata più volte con laude la giustizia, parlando massimamente nel novembre 15 14 nella quarantia Criminale contro l’avvocato Rigo, o Arrigo Antonio de Godis difensore di Giovanni Firman imputato di essersi appropriati danari del pubblico ( ivi XVIII. XIX. ). Savio di Terraferma fu eletto nel i5i6 e nell'anno i5i8 vennegli affidata come capitanìo la reggenza di Bergamo (ivi XXIII. XXIV. XXV. XXVili. ) • Nel 1020 fu fatto del Consiglio di X, indi Censore, nel 1.^21 rieletto Avvogador del Comune; e nel 1622 andò Capitano a Fa-inagosta (ivi XXIX. XXXI. XXXIII. XXXI V.> Fin dal 1487 erasi ammogliato con una figlia di Giovanni Moresini; e venne a morte nell’ anno 1526, come da un albero genealogico della casa Delfino da’tre Delfini che tengo assai esatto ,• sebbene altri lo facciano morto nel i528, confondendolo col seguente. 2. Nicolò Delfino f di Pietro q. Fantino, e di una figliuola di Onfrè q. Pangrati Zustinian, ( fin dal i483 moglie di Pietro). Questi fu poeta e letterato di vaglia a’suoi tempi. Nel * ATS GELO ^ 147 p.° gennajo 1516 (M. V.) era stato eletto conte a Pola; ma nel 12 luglio i5i7 chiese licenza di ripatriare per curare la sua salute; e gli fu accordato lasciando in suo luogo Fantino Delfino suo fratello (Sanuto XXIII. XXIV, il quale lo chiama Nicolò Dolfim fo avochato grando q. c Piero 'da Santa Marina ) . Il Sanuto stesso nel voi. XLIX. a p. 401 segna la sua morte nel Ó28 g Nicolò Dolfim q. g Piero ; la quale avvenne a’6 di maggio. Pietro Bembo la rammenta scrivendo a Vettor Soran-zo nell’ 8 maggio di quell’anno con queste onorevoli parole ( Lettere T. II. p. 182. ediz. di Verona): La partita del nostro buon Delfino avea io inteso prima per lettere del mio Avila, la quale m ha recato quel dolore che dovea. Gran danno certo e grande ingiuria 72’ ha fatto la morte a torne quello così chiaro e così gentile uomo della nostra città: ed il quale tanto onore e tanta utilità tuttavia rendeva a questa lingua. Dogliomene con voi e con gli altri che l’amavano e conosceano. 1. Rime di lui si trovano nel libro: Rute del Brocardo et d’altri authori. Venezia i538 8. Francesco Amadi raccoglitore offre a Giovanni Legge cavaliere i poemi pieni veramente di divinità del coltissimo et erudito M. Nicolò Delphino del quale è stata in gran dubbio questa città quale sìa stala migliore 0 la prudentia nel maneggiar la república 0 la scienza negli studi ovvero la magnificenza et la grandezza dell’ animo in tutte le azioni della vita. Queste Rime consistono in sonetti, madrigali, ottave, terzine, sestine, e sono venticinque pezzi in tutti. (ì) L’ elogio che ne fa 1’ Amidi è bello certa- (x) Perchè chi possiede manuscritte rime dì Nicolò Delfino facili a trovarsi accodici dì Rima di diversi del secolo XVI sappia se entrano, o no, nella stampa del 1558, segno qui sotto il principio di tutti i componimenti del Delfino in essa inseriti. SONETTI. 1. Non è cosa mortai la donna mia 2. Il tempo fugge et il secondo giorno 5. Colle verde fiorito ameno e lieto 4- Poi che per me ritrar non si può in carte 5. Con legittimo amore il cielo avvinse 6. Si come suole a la stagion novella 7. Adunque dormirai tu o padre caro 8. Se volendo ombreggiar le lodi sole 9. Gratie eh’ a pochi il del benigno inspira io. Gli occhi so-avi ove giojoso ? vivo 11. Così potess io ben stender in carte 12. Come vago augellin eh’ a batter l'ali i5. Dolce mio ben se dopo tanti affanni 14. Due vive stelle e piii che ’/ del serene 15. Sei pur venuto o pià che gli occhi miei. MADRIGALI. 16. Nè mai dei rivi i prati 17. Questo mio cor di ghiaccio 18. Voi mi stringete il core 19. Occhi soavi e belli