SANT’ ANGELO zuclielli (voi. II parte II. p. 779). Nell’Indice de’piovani nostri raccolto dallo Scomparin è detto Benaglia (Galliciolli T. VII. p. 247.) 2. Bernardino Benalio stampatore in Venezia alla fine del secolo XV e al principio del XVI era senza dubbio Bergamasco, dicendolo egli stesso in più d' una delle sue edizioni, e fralle altre nelle Rime di Fra Jacopone j 514 Ts’egli Annali del Panzer (Voi. V. p. 492)s' re* gistrano sue stampe fino dal 1485 . Pile’ Diarii inss. del Sanuto (Voi. XXXVI. p. 588) nel di 27 agosto 1524 si legge essere stato accordato un privilegio a Bernardin Benalio di poter far stampare le opere di domino zuan batista Con-falonier dotor leze a padoa videlizet Averois de substantia orbis, expositio de materia primade forma coeli, de voluntate et libero arbitri0, de mundi efìcentia et aeternitate . Itera una bibia vulgar cum le sue expositione trata da la sacra scrìptura ; et che altri cha lui non le possino far stampar per anni x soto pena ut in suplicatiom . 3. Vincenzo Benalio fu con Bernardino impressore in Venezia. Di Vincenzo abbiamo. Lactantii Firmiani opera omnia. Ven. per Via-centium Benalium fol. i493. 4- Di un Benalio senza nome e senza patria vedesi impresso un sonetto, che comincia: Non di candidi marmi parii o toschi, ed è a p. 3o5 delle Rime di diversi tratte da libri altra volta impressi. (Venezia Giolito i553. in 1».) Questo sonetto fu ristampato nell’ edizione dello stesso Giolito i556 in 12. a pag, 001 e anche nel primo volume delle Rime scelte. ("Venezia Giolito 1087. 12.). E trovasi eziandio nel libro sesto delle Rime di diversi ( Venezia al Segno del Pozzo 1555 8. ) raccolto dall’ Arrivabene a p. 72; nella qual edizion avvi aggiunta del Bena-ho una canzone a p. 78 che comincia Hor debbo abbandonar F usato inchiostro. Sebbene in tutte queste edizioni non ci sia che il solo cognome Benalio; pure egli è quello stesso Giovanni Antonio Benalio, che nei Fiori delle Rime raccolti dal Ruscelli (Venezia Sessa i558 in 8 a pag. 5gg) ha due sonetti: Quando'talhor a' miei pensier m’involo e Quando prima icrin d’oro e la dolcezza ; sonetti ristampati nell’edizione de’ Fiori i56g 12. a pag. 197, 1079 12. a p. 105, i586 12. a p. 180. E che in effetto sia lo stesso viensi a conoscere, dall’ essere nelle sud. edizioni de’ Fiori ristampata col nome suo Giovanni Antonio Benalio quella canzone Ilor debbo abbandonar l’usato inchiostro che vedemmo di sopra. Que’due sonetti trovansi anche nella prima parte delle Rime di diversi raccolte da Cristoforo Zabatta nel principio del libro impresso in Genova nel 1582. 8. come attesta lo Zeno . (Lettere voi. V. p. 026). Quindi è che il padre Barnaba Vaerini nel voi- I. degli Scrittori Bergamaschi (Bergamo 1788. 4.) prese abbaglio nel far due diversi personaggi, un Giovanni Benaglio, l’altro Giovanni Antonio Benaglio. Questo Giovanni da Apostolo Zeno nelle lettere suddette dicesi forse Trivi-giano. Il Crescimbeni però lo fa Bergamasco (voi. IV. p. io5.) e così pure registrollo fra’suoi il Vaerini. 5. Giovanni Jacopo Benalio, secondochè scrive 1’ Atanagi suo contemporaneo, fu un nobile cittadino Veneziano dottor di leggi, molto stimato, il quale essendo dotato di nobilissimo ingegno sommamente si dilettava di tutte le belle lettere : onde il tempo che gli avanzava dalla sua principal professione, impiegava in quelle massimamente di poesia, nella quale riuscì raro ed eccellente. L’Atanagi riporta a pag. 199. 200. 202. del voi. II delle Rime da esso raccolte (Venezia. Avanzo 1565. 8.) tre canzoni di Giovanni Iacopo Benalio in laude della Beata Vergine, lodandone il maraviglioso artificio, e i concetti, e le squisite forme di dire, giustificandolo poi se disse persi per perduti, ed in l' alta invece cbe ne l'alta (Tavola del secondo libro registro LL. 4- ) Queste canzoni cominciano: 1. Lasso me quant’ho speso: 2. Coni huom che a cosa intende: 5. Qual peregrm che passa. — Giovanni Iacopo ha rime anche fra le spirituali raccolte da Giovambatista Vitali. (Napoli 1574), come dice il Mazzuchelli Voi. II. Parte II. p. 777; e forse saranno le tre canzoni sopra indicate. Il Crescimbeni lo dice Veneziano (Voi IV. p. n5j; e il Vaerini lo nota fralli Bergamaschi. Lo Zeno il pone in dubbio, esprimendosi: ma questi si dice essere Venezia-no, anziché Trivigiano. 6. Giulio Benalio . Questi era figliuolo di Giovanni Iacopo precedente ; e sebbene dal Vaerini pongasi come Bergamasco, pure il Crescimbeni forse con più fondamento il dice Veneziano (Voi. IV. 104). Seguendo egli 1’ esempio del padre dilettossi di poesia, ed ha tre sonetti nel libro II. p. 160, e a55 delle lìime di diversi suenunciate raccolte dall’ Atanagi , il quale nella Tavola (al registro Mm, Mm. 5.), loda il Benalio esercitato negli studi delle buone Arti, e in particolare della poesia, nei quali così giovane com è, ha fatto tanto profitto, che ornai concorre co'più essercitati maestri. I due