SANT’ ELENA Francesco Mt/azzo figlio di Giorgio q. Francesco, e di Margarita Muazzo q. Santo. Nacque del 1694. ti agosto. Scrisse: Paride, Dramma rappresentato nel Teatro di san Gio: Grisostomo l’anno 1720. Venezia per Marino Rossetti. 1720. 12. (Allacci Dramm. p. 5q8) Due Sonetti suoi stanno nelle poesie italiane dei Rimatori viventi raccolte e stampata in Venezia per Gio. Gabriello Ertz. 1717. in 8., e sono a p. i5o. diretti a Teleste Ciparèssiano, cioè a Giambatista Recanati p. v. E noterò da ultimo uno scrittore dello stesso nome e cognome, sebbene non patrizio, cioè Francesco Muazzo. Servi egli nelle milizie venete, ed era del 1687 uno dei distinti colonnelli in armata, come tale ricordato anche dal Locatelli ( Acquisti del doge Morosini. Voi. I. p. 3ao). Io lo credo figliuolo di Michele q. Francesco q. Angelo Muazzo, il qual Francesco era patrizio, ma avendo incontrato matrimonio con Maddalena Cocco nobile cretense, non fu possibile a Michele suo figlio di provarsi del Maggior Consiglio, e vi fu rigettato prima nel 1649, e una seconda volta del i6')8., cosicché i figliuoli di esso Michele defunto iù quell’anno i658 (tra’ quali era Francesco colonnello) rimasero del popolo. Fralli codioi Mai-ciani( 172-classe vii. italiani) trovasi lin’Opera di questo Francesco cittadino col titolo : Storia della Guerra tra li Veneti e Turchi dall’ anno 1684 al 1696. fc compresa in dieci libri. Premettonsi Massime del Governo intorno alla Potenza Ottomana, e Stato de’ Veneziani co’ Turchi, Seguono i fatti avvenuti sotto i generali Mo-cenigo, Valier, Cornaro, Morosini, 'Zeno, Molin ec- L’ Opera comincia : 1 Prencipi e li elementi quanto più sono vicini tanto meno s’ accordano, termina: scusi Vimperfezioni partorite dalla necessità d’ esprimere breve facile e veri i successi perfettamente. 5g5 In fine poi di quest’ Opera, cioè a p. 33g. del codice vi è dello stesso autore. Trattato Militare compendioso del colonnello Francesco Muazzo condotto ec. comincia: Laus Deo. Trattato Militare compendioso del colonnel- lo Francesco Muazzo di materie attinenti agl’ impegni da lui sostenuti, mentre serviva nella guerra della Morea in quattro parti diviso. È dell’anno 1687. L’autore racconta le regole della militare disciplina esercitata da lui in t\ò anni sotto i generali più rirfomati ; descrive il fatto d’armi a Patrasso ; dà il disegno dell’ordine e disciplina nella battaglia tenuto sotto la direzione del conte di Konismarch generale in capo del-1’ armi della Repubblica, e sotto il supremo comando del capitan generale Francesco Morosini ; come soprantendente della Licao-nia espone il suo sentimento, onde con apposite guardie poter invigilare sui littorali di quella provincia ; descrive le Torri suggerite e fatte da lui colà erigere ; ne descrive le ville, le case che del 1695 vi erano; descrive l’alta e bassa Maina, e dà un’ estratto generale delle genti della provincia. In fine presenta due scritture in qual modo abbiasi a custodire una piazza di frontiera come quella di Lepaiito,’e come quella di Osopo, ove l’autore era stato governatore. l5 D. M. IDYLCISSIMO FR ATRI IMMATVRÀ NE CE I EXTINCTO GABRIELI HAYGHEL 1 LAV-RENT1VS ALBERTVSQ. PIENTISS. | POLVERE 1 ANNO MCCCCLXXXVI1I. XI. KAL. 1VL1I. Era sul pavimento del chiostro, rimpetto alla porta che metteva alla cappella di santa Francesca- 11 Palfero e il fiossi ce la conservarono. Se non che il Pallerò lesse morte in- chibugiata presso il Muazzo, che quasi godendo stava a vedere il macello del povero Cesarini, e gli riuscì di colpirlo assai gravemente. Il Cesarini intanto, malgrado le ferite potè raccogliersi fuggendo in città, e il Muazzo parimenti ferito su d’ una lettica portato colà, furono ambedue sottoposti alle cure chirurgiche. Fortunatamente il Cesarmi • campò la vita ; ma il Muazzo quattro dì dopo il fatto, che avvenne circa il 1636, dovette soccombere. Ma qui narra lo storico un generoso tratto del Muazzo, il quale vicino a spirare, pentito altamente del fallo suo, e rassegnato al castigo della morte, si fé’ venire dinanzi Gianni il contadino, e commendatolo per l’azione che fece, degna di un bravo e leale servidore, lo regalò, e supplicò poi la Giustizia a non voler procedere contro di Gianni, nè contro il Cesarini, confessando sè essere il vero colpevole; e così furono esaudite le sue preghiere, molta tranquillità avendo dimostrata nel suo trapassare■