5o S. AGOSTINO tiranni, fattasela gente abitante nella Merce- preso un mortajo per gettarlo sopra Boemondo riaalle finestre, principiaron a gettar sassi e pie- le falli il colpo, e uccise invece quegli che la tre e checche lor veniva alle mani sopra gli ar- bandiera di lui portava (t) . Questo successo mali; e nota la storia che una certa Giustina non rallentò per altro la marcia del Tiepolo. (1 ) Dicono alcuni, e così tengo anch' io, che questa donna accorsa alla finestra dallo strepito della gente, abbia non già volontariamente gettato il mortajo, ma a caso dato di urto in esso si che cadde e colpì l'alfiere. Altri con evidente errore scrissero che il mortajo colpì di netto Hoemondt) c lo uccise. Questa donna che. alcuni vogtion di cognome Bossi, e di nome Giustina, ma che in uno strumento di vitalizio-veggo nominata Lucia, fu chiamata dal doge Gradenigo che voleva premiarla; al quale essa altro non domandò se non se di poter esporre nel dì di s. Vito e in ogni solenne giorno della chiù a quella finestra donde precipitò il mortajo uno stendardo, o bandiera collo stemma di s. Marco-, e che i Procuratori di San Marco non potessero accrescere la pigione, della casa da essa abitata, nè a lei, nè a' suoi discendenti ; e le venne ogni cosa accordata (Vedi Tentori voi. V. p. 2 ¿3, e Durchellati Comm. Mistor. Tarvis. p. 601.) Curiosità mi spinse a indagare la storia posteriore di questa casa e dell' affitto che non si dovea più accrescere. Giustina, o Lucia, che sia, nel i5io pagava a' Procuratori di s. Marco padroni dello stabile ducati i5 veneti all'anno. Ciò sappiamo per-chènel i £63 un certo Nicolò Rosso discendente dalla detta donna ritornato dall' armata, e. visto che i Procuratori di s. Marco avevano appigionata la detta casa per ducati 28 fece suoi ricorsi, e ottenne dai capi del Consiglio di Dieci con Parte 1468 undici maggio che si restituisse al Rosso e a' suoi discendenti la casa persoli i5 ducati annui sicuti per antea semper solvebatur. La cosa meglio si vedrà dalla seguente supplica e dal decreto soggiuntovi, che stà nel Registro del consiglio di X num. 17 dal 14b6 al 1472 pag. 37 tergo. MCCGCLXVIII. die XI may. » Ala Ill.ma ducal sig.ri* et ex.5l>Conseio di X. Espone el suo fidelissimo citadino ¡Nicolo Ross« » marcer de spechi in la marzaria de sanMarco che al tempo che mis. Baiamonte Tiepolo vene « da Rialto a san Marco a chaualo cò la soa malvasia compagnia in contra el ser.mo mis lo doxe * de veniexia el qual con i altri zentilbomini e boni citadini era in piaza fra i qual era el mari-» dodeuna dona mia parente, del sangue dela qual io supplicante son desexo, e quando el dito « mis. Baiamonte fo zonto al suo balchon, la dita dona buto el morter de su in zoxo per dar* « li sula testa con el dito morter, e deli su la groppa del cavalo per lo qual atto, el dito ina. » baiamonte, el qual da Rialto a san Marco non haveva trovado contrasto, ne pur cri«k>r al-« guno, romaxe molto stenido (sic) sentando tal segno, et aldando cridar feinineo contra de « lui, el qual come essa have prineipiado tute le vexine la segui, e fo si grando e si subito « cbel fo aldido fina a la piera del bando e chainpaniel . In el qual luogo era el principo « cum el popob> e fenida la pugna e cruda bataia suxo la piaza e sconfìto el dito mis baiasi monte el qual scampa e si no torna minga per marzaria temando el mal i saria intervegnu-?» do, scampo dal ponte de i dadi via. El s.mo mis. lo doxe, e tuta la sig.ria volse saver e veli der chi jera questa dona a la qual sola haveva basta 1’ animo de voler amazar uno si gran-« do homo fio de doxe, fio de un altro doxe de veniexia, homo de tanto gran seguito e de >• tanta reputation, che la mita de veniexia el seguiva, e fexela vegnir a la soa presentia e » laudo la virtù soa e che la dimandasse quella gratia la volesse. E lie rispoxe subito, che » quello 1’ haveva fatto non l’haveva fatto per premio ne per marcede, ma come venetiana « per amor de la ex.5,1 sig.ria Ben pregava che i signor procuratori de m. san marco in le cha- * xe di qual la stava e in botega non li acresesse più fìto a lie et a so fie. et el s.mc> principo » aldando tal honesta dimanda de dona, li rispose. Non solo a ti e to fie ma a quanti insira * de ti e de quelle fina che mai ne sera semenza in veniexia non li sera acressudo el fitto, et *> a queste parole fo presente tutta la ex.ma sig.ria e tutto el puovolo. E mis lo procurat. de « san marco el qual jera la presente laudo e confermo e promesse e cussi dal i5io fina al w 1406 sempre de parente in parente mai tal chaxa e botega non e stada acressuda e Ul