54	S. AGOSTINO
egli dice, e Boemondo Tiepolo e eli aderenti nobili del Consiglio furono mossi da spirito di vendetta e di partito, ma non annunziarono al popolo questi oggetti privati . La riforma 1236 che il più de’cittadini escludeva dalla reggenza del governo, la religione offesa per la guerra di Ferrara, la signoria dell’odiato doge Grade xiigo furon le loro ragioni pubbliche. 11 popolo allettato dal suo interesse si armò contra il do ge. Se Boemondo e il Querini e gli altri nobili avessero avuto in animo veramente di restituire 1 antica costituzione non avrebbero, ridette lo stesso sig Chiodo, tardato quattordici anni . Essi conoscer dovevano lo spirito e gli oggetti della legge sin dal suo nascere, perchè presenti molti alle sessioni del Consiglio che la stabili. Essi non avrebbero sostenuto i carichi del la nuova costituzione; essi si sarebbero uniti fino dal i3oo a Marino Bocconio nella congiura di cui sopra abbiam detto. Si son già indicati i motivi dell’odio privato del Querini e del Tiepolo. Doleva infatti al Tiepolo potente e ricco che fosse stato scelto nel 1^89 alla sede ducale Pietro Gradenigo, e rifiutato il suo parente Iacopo Tiepolo che pur si eia acclamato dal popolo . Doleva di essere stato condannato nel
1	."¡00 per accusa di peculato a pagare iperperi U222, condanna eli’ egli chiamò ingiusta, e che forse era tale perchè il reato non risultò evidente. Accrebbero in lui le amarezze i forti dissi-dii avvenuti nel Consiglio Maggiore per l'impresa di Ferrara dal Doge sostenuta e superata, e le ingiurie e le offese che ne riportarono i suoi ferenti Querini. Questi furono gli stimoli veri e .e cagioni che lo determinarono ad accogliere 1’ invito del suocero Marco Querini, e lasciare il suo ritiro nel villaggio di Marocco, onde condurre gli armati aderenti contra il Doge. Coleste ingiurie per l’affar di Ferrara spinsero similmente Marco Querini, al che si aggiunse una condanna avuta da lui forse per avere offeso un signor di Notte, ed un’ altra data a suo figlio Pietro Querini ch’era stato bui-
io	a Negroponte. Le parentelle, le amicizie, le adunanze, gli odii privati e gl’insulti perle pubbliche discussioni e per le loro conseguenze trassero gli altri nobili del Consiglio ad unirsi a questi due principali uomini, e tuìti si condussero ripete il sig. Chiodo, per ben altro motivo che quello della patria e della costituzione. E il doge, egli conchiude, che conosciuta la potenza ilei! avversario, e T ampiezza della trama ebbe umore di vedersi soprafatto, pattili destramente col nemico Tiepolo, che s’ era riti
rato e mostrava di volersi sostenere e di rifar 1’ armata in Rialto, onde avesse a partir da Venezia- Si stese il trattato, in cui con moderate parole fu dato il nome di eccesso alla congiura, si stabili la partenza cogli aderenti suoi,- si defini un tempo limitato a’ nobili del Consiglio di star lontani dalla patria; si determinò un comodo luogo di conline a Boemondo, e tutto fu da lui e dai seguaci giurato.
  Quanto a me, io direi che il solo odio privato e il desiderio di vendetta contra la persona del doge e i suoi trionfanti partigiani e i nobili del Consiglio abbiano animato il Querini e il Tiepolo a cotanto eccesso, essendo poi anche ben ragionevole la conghiettura del sig. Chiodo che per avere dalla lor parte i popolari, ab-biangli lusingati colla vana speranza di rimettere ? antica forma di governo. L’oggetto de’ capi non era quello di cambiarne la nuova, ma si di cambiar le persone eh’ eran preposte al nuovo governo perchè contrarie al loro partito ; quindi far se stessi signori coU'avvilimento, colla morte eziandio, se fosse stato possibile, di tutti quelli del partito Gradenigo non solo, ma di qualunque altro( che non fosse stato del partito loro Querino-Tiepolo . Non sembra infatti che fosse lor mira quella di abolire la nuova costituzione giacché essi nessun danno ne avevano risentito, non essendo stati degli esclusi dal Maggior Consiglio . Non sembra nemmen ragionevole, come il più degli storici afferma, che Boemondo tendesse a farsi signore assoluto di Venezia, a distruggere la repubblica, e a stabilire una forma di governo affatto diversa dall'antica e dalla nuova. Imperciocché Marco Querini, che fu veramente il capo del partito, chiamò a Venezia Boemondo onde secondasse i suoi progetti, i quali erano non già di sovvertir l’ordine delle cose politiche, ma di vendicarsi di alcuni nobili e principalmente del doge. Come mai alloia nelle conferenze secrete tenute da’ congiurati, Boemondo poteva macchinare di rendersi egli dominator assoluto di Venezia, e di tradire cosi P amico Querini che per tutt’altro oggetto aveva chiamata la sua assistenza? Ben lontano infatti dal distruggere la Repubblica Marco Querini, secondo i progetti, doveva sieder doge in luogo del Gradenigo, contro la cui vita si macchinava ; per lo cbè devesi sempre più conchiudere che non vole-vasi cambiare il governo, ma le persone . La parola dominus che trovasi negli atti, e ne’decreti di allora, e che è usata da’eronisti, non è ad interpretarsi come signore assoluto, come