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che nostre cittadine testò nel mori il 24 ottobre successivo i5y6 (1)
  Dirò finalmente che di questa casa nel seco-
lo	xvli furono quattro fratelli, cioè Bortolo, Domenico, Giulio, e Paolo figliuoli del conte Francesco q. Ascanio q. Valerio dottore medico fisico di cui sopra. Paolo, siccome leggesi nelle cronache nostre, colla sua destra maniera ha ottenuto il titolo perpetuo dell’ abbazia di s. Adriano ( volgarmente s. Arìan nelle lagune venete, isola sotto Torcello) juspatronato di questa famiglia insieme con Bortolo suo fratello soggetto di candidi costumi, e con Giulio altro fratello che in età giovanile si è addottorato in medicina in Padova con molta riputazione. Domenico cosi chiamato al secolo entrò nella religione dei Benedettini col nome di Francesco. Fu abate in san Georgio Maggiore. Cooperò molto alla edificazione ed incremento di quella già celebre libreria, ed è assai lodato dal P. Giambatista Fabri Francescano da Brescia a p. 20. 21. del Terzo Ingresso alla Conchìglia celeste. Nelle memorie cittadinesche che conserva il più volte lodato in quest’ Opera nobile Angelo Zon, si ha il breve con cui Urbano vii. instituí primo abate di s. Adriano il suddetto Paolo, e fu adi 5 settembre 1608, il qual Paolo morì del i663. Bortolo che accrebbe la facoltà familiare, e che del 1647 fu guardian grande deila scuola di s. Giovanni Evangelista, testò del i665 luglio, e il suo testamento fu pubblicato li 6 ottobre 1666 in villa di Lutran sotto Porto Buffolè.Il Conte Giulio medico fisico era nato del 1609, abitava al ponte dell’Avogaria a s. Barnaba, testò nel 1. aprile 1676. Francesco Benedettino viveva
SANTA MARIA MAGGIORE
20 settembre, e ancora nel 1686
                 L! Abbazia di sant’ Adriano da Paolo passò in Francesco figlio naturale del suddetto conte Giulio l’anno 1664 ; indi nel conte Quinto Maria Alessandro Soperchi che la tenne fino al 1747 >n cl)i per rinuncia del Soperchi ultimo possessore il vescovo di Torcello Vincenzo Maria Diedo ha investito di quel beneficio semplice il prete Veneziano Giovanni Colledani; ed avvi ducale di Pietro Gri-mani doge diretta ad Andrea Memmo podestà di Torcello in data 28 Marzo 1747 con cui ordina che sieno fatti corrispondere al Colledani tutti i frutti e rendite ad esso benefizio spettanti.
  11 conte Quinto Maria Alessandro viveva ancora del 1775 ; dalla cui linea discende il vivente Luigi figlio del q. Francesco Superchi Notajo Veneto, ora Ufficiale di Posta in Verona, la cui madre è Maria Catterina Malipie-ro, siccome me ne avvisa gentilmente il signor Luigi medesimo. Questi aveva un fratello di nome Valerio il quale essendo d’ anni 53 tro-vossi miseramente affogato nell’ acque in Parrocchia di s. Maria Formosa il giorno 25 Agosto 1823. 3 Di un Federico Superchi del ramo che stava a Pesaro il Procacci trovò nella Oli-veriana una lettera autografa scritta al duca Francesco Maria II che soggiornava a Castel durante, con cui implorava 1’ autorità di quel principe per gl’iniqui trattamenti del proprio figlio Giulio. La lettera è datata da Pesaro primo ottobre 1610. e si ricava pure da essa che Federico era impiegato nella posta delle lettere e che trovavasi nella età di anni sessanta-tré.
(i)	Essendo interessante il conoscere Vultima volontà di Girolamo, specialmente perciò che riguarda un lulio, c/ie pare un suo figliuolo naturale, e per ciò che spetta al Collegio Soperchio, riporto alcuni squarci del testamento suo da me letto nell' archivio Notarile. it 1676. 20. settembre. In Venetia, giorno ultimo 0 penultimo de la mia contumatia fata qui » ne la casetta a san Ilieronimo per la morte del mio lulio infelice. u Perchè niente è pia incerto che V hora de la morte, massime in queste contagioni pericoli lose, però io lUeronymo Superchio per Dio gratia sano dii corpo e de la niente, haven■ si do questi giorni passati, mentre che il mìo lulio stava male et da me desperato, ma « con tanto senno et tanti racordì . . . fato il mio testamento ... Il corpo mio sia sepolto 55 a san Girolamo a piedi de V aitar di sant’ Ariano con sua bella sepoltura, luoco con-« cessomi da quelle reverende madri a tutte voci in capìtulo, qual sepultura si faci di j* una bella preda rossa con tarme et licere secondo il parere del reverend. mons. pom-55 peo pace con capello nero sopra larme da protonotario o reimpito di stuco negro 0 !» di rilievo sii bella se bene li andasse ducati cento di spesa ... et sei sig. Dìo mi las-95 sa qualche giorno di vitta levarò la fatica a/li commessarii et farò io la mia sepultu->' ra a mia satisfatene con qualche ornamento ancora a Valtare . . . et che possi rnet-55 ter vi ( in essa sepultura ) il corpo e l’ossa di quel puto ( di Giulio ) che tanto me ne ss prego morendo... E prego i Commessura essere posto vicino a lulio mio in cassa de