a 2 4 L A C EI in data l5 maggio 1548, uomo studiosissimo di questa favella. Vedesi da questa lettera che la prim i edizione fu fatta insciente 1' autore ; e che quesla seconda sia per correzione, sia per esempli aggiunti è assai più copiosa della prima, come'dal riscontro facile a farsi si riconosce. Che poi anche queste aggiunte sien cavate dalla voce e dalle istruzioni di Trifone, io non oso affermarlo, né negarlo . Stando alla epistola di dedicazione sembra che la cosa sia tutta di Iacopo, benché la base principale sia già di Trifone. Vennero queste Regole col titolo di Grammatica del signor lacomo Gabriele ristampate a p 4°9 del libro Degli autori del ben parlare per secolari e religiosi opere diverse ec. In Venetia nella Silicata MDGXLIII. 4- Tomo II che tratta della Grammatica; e fin dal i56a il Sansovino le aveva inserite nel suo libro: Osservazioni della lingua volgare. Venezia i56a. 8. Il Borghesi nelle lettere discorsive parte I. p. 5. ( Roma Mascardi 1701) trova gl’insegnamenti del Gabriele tutti fondati nell’ uso e nella ragione; se non che essendo pochi, non ponno esser gran fatto giovevoli. Iacopo Gabriele, come ho detto parlando di Trifone, diede alle stampe il Dialogo nel quale de la sphera et degli orti et occasi de le stelle minutamente si ragiona . In Venetia per Giovanni de Farri ne l’anno MDXLV, con dedicazione a Pietro Bembo. Anche questo libro è frutto degli insegnamenti eziandio di Trifone fatti nel 1556. (Quantunque però tanto le Regole, cheli Dialogo sien in sostanza cose d’ altri, nondimeno non è picciol merito quello di Iacopo nello averle in buona lingua e chiaramente estese, sapendosi non esser cosa tanto facile il saper bene esporre gli altrui pensieri. E a questo proposito è degno d’ esser ricordato il giudizio datone da Pietro Bembo, il quale in una lettera da Roma il a5 settembre i545 a Iacopo diretta ( Opere voi. III. p. i85) ringraziandolo del Dialogo della Sfera mandatogli dice:/« se molte belle parti contenere... bollo con singoiar piacer mio letto e riletto e veggovi non solamente eccellente astrologo divenuto, ma insieme ancora maestro della Toscana lìngua la quale a noi Veneziani uomini non è mollo agevole ad apprendere sì che si possa con essa bene e regolatamente scrìvere... rendo grazie a voi e non a voi solo ma parimente ancora al vostro molto reveren. zio e fratei mio messer rl rìfone dal puro e limpidissimo fonte .ESTIA del cui elevalo ingegno avete quesla dolcissima acqua bevuta . Lo ricordano il Sansovino ( Lib. XIII. 218. b) 1’ Alberici (p. 48), Pierangelo Zeno ( Memoria 1662. p 54 )■ Apostolo Zeno ( Annoi, al Fontanini. Voi. I. p. 21.) ec.' Terzo fuvvi un altro Iacopo Gabriele che merita ricordanza . Questi non fu già fratello del suddetto Trifone, e quindi figliuolo di Bertucci cavaliere, come polrebbesi facilmente credere per la contemporaneità del viver loro; ma fu figliuolo di Giovanni q. Andrea q. Giovanni das. Giovanni in Bragora, e dev’esser nato dopo il 1445 anno in cui suo padre accompa-gnossi con una figlia di Nicolò Malipiero. Del IJ09 in giugno egli era Podestà e Capitano di Cividal di Belluno. Avea Vicario Pietro Capa-santa, ed era Castellano della terra il patrizio Michele Bon. q Fantino. Provvide con tutto il calore onde difendere quel sito dagli attacchi delle truppe di Massimiliano, come si ha dalle sue lettere e da quelle del conte Giovanni Brandolino estrattate nelli Diarii del Sanuto; ma presa da que’soldati la terra, il Gabriele fu fatto prigioniero e condotto nel Castello di Primiero, e sotto buona custodia tenuto per ordine dell’imperatore. Dal luglio i5og al feb-brajoiiio ( m. v. ) rimase nella custodia, e allora solo ne fu liberato con altri patrizii, cioè Bartolommeo Dandolo, Lodovico Contarmi, e due altri popolari. Del i5i5 ebbe in patria il magistrato alle Cazude; e venne a morte del 1025. Di Ini vedi il Sanuto ne’diarii sovrain-dicati, Voi. Vili. XI. XVI. XVII. e il Piloni ( Storia di Belluno p. 264* t.° 266. t.° ). Ma Jacopo Gabriele che fu fratello di Tri* fone era stato eletto Savio agli ordini nel settembre del i5oi. Poco visse, perchè nell’aprile i5>o morì in sospetto di peste, come racco-gliesi dal Sanuto voi. IV. p. 48 t.° e voi. X. p. 120. A questo Iacopo, che del resto era uomo fornito di morali virtudi, e di buone lettere, Giovanni Aurelio Augurello dedica il primo de’ suoi sermoni. (Venetiis jlldus i5o5. 8, ). Quarto finalmente è un altro posteriore Iacopo Gabriele patrizio, poi prete, e scrittore, del quale parleremo in altra occasione.