5o4 musio, l’ultimo della qual casa Maccachiò si fu Bortolomio figlio di Giacomo q Bortolomio, che nel suo testamento ordinò d’ essere sepolto nel Duomo di Cologna, e che tutti i suoi beni stabili vadano alla Veneranda Scola di san hocco di Venezia per-niaritar donzelle. Ivi 352. col. l. Giambatista Chiaramonti in una annotazione alle Lettere del canonico Paolo Gagliardi (Brescia 1765. 8. Voi. II. p. 5i5), stando a quanto gli scrissero il senator Pietro Gradeni-go, e il padre Giuseppe Maria Bergamini, dice che il nostro Paolo Ramusio giovane dedicò al doge Francesco Donato l’opuscolo di Giovi-ta Rapido: De libe.ris publice ad humanitatem informandis Liber. Venetik MDLl. 4., e con-ghiettura poi che il Rapicio a richiesta dello «tesso Ramusio che fu suo scolare, come abbiamo già veduto, scrivesse quell’ Opuscolo che prescrive le regole per le nuove Scuole erette in esecuzione del Decreto del Senato Veneto i55i a3 marzo. Ma tanto il Chiaramonti, quanto il p. Germano Iacopo Gussago nella Vita d#l Rapicio ( Voi. I. p. aa5. Biblioteca Cla-rense 1820 ) sbagliarono sulle altrui relazioni. Imperciocché esaminato da me 1’ Opusco- lo del Rapicio suddetto, che abbiamo fralle miscellanee della Marciana, non vi si riscontra nè sul frontispizio, nè nella dedicazione al doge Donato alcuna traccia del nome di Paolo Ramusio, e non lo si deduce nè anche da qualche circostanza che lo potesse far creder lui e non altri inserita nella dedicazione stessa. Dunque sebbene sia probabile che il Ramusio ne fosse 1’ editore, attesa la grande amicizia che tra lo scolare e il maestro passava, pur la co-ea non è certa. In secondo luogo il Rapicio non compose qnel Libretto appositamente per quella circostanza, cioè della instituzione delle Venete Scuole nei Sestieri della Città; imperciocché stando alle parole della dedicazione al Donato, vedesi che era già molto tempo che il Rapicio aveva dettato quel Libro, e avealo dettato per far piacere ad una Città sua amica; ( jarnpridern ad amicam sibi civitatem magno et ingenio et arte conscripsit ) ; e che essendo poi capitato fralle mani dell’ editore, e vedendolo utile in questa nuova circostanza, prese la cura di farlo stampare, poiché 1’ autore mode-eto non F aveva mai voluto pubblicar per l’addietro. Fralle Opere bensì di Paolo Ramusio il giovane si può con certezza aggiungere anche epigrammi due. I. In laude di Enrico III. che comincia: Si tua fata diu incolumem te Uenrice tuen-tur; e sta a pag. del libretto: Composi-tioni volgari e latine fatte da diversi nella venuta in Venetia di Henrico III. in la. senz’anno, ma che è il 1674. II. In laude di Pier Fidenzio Glottochrisio, che comincia Felix e vena manat cui divite car-men, e sta nel libro : Glottochrysii Petri Fidentii lunctaeì Montagnanensis ad Mar-cum Antonium Venerium patritium Vene-tum ac praetorem patavinum dignissimum versus panegyrici. Patavii i55a. A Paolo Ramusio dedicò Tommaso Giunti stampatore il Testamento del sullodato Rapicio : io-vita e Rapidi Brixiani Testamentum. Ve-netiis MDLii. x. Cai. iunii conditum, e in questa dedicazione il Giunti ricorda come il Ramusio fu nelle scienze instituito dal Rapicio, come lo scolare laudò in funere il suo maestro, e come quegli aveva intenzione di pubblicare gli scritti di questo illustre precettore. Notisi, che vi sono due edizioni similissime di quel Testamento in 4-t° ambidue contemporanee, per quanto pare, eseguite l’una in Venezia dal Giunti, l’altra in Germania, che tale la si riconosce dalla qualità dei caratteri e dalla carta; e forse è di Basilea. Stanno ambedue nella Marciana. Il p Gussago nella Vita del Rapicio ebbe occasione di ricordare con molta lode più volte tanto Giambatista Ramusio padre, quanto il figliuolo Paolo. Vedi specialmente le pag. 175. 178. 207. 2a5. a5a. 238. Voi. I. Bibl. Clarense. Chiari. 1820. Ivi p. 535. col. prima. Ultimamente fu rammentato Paolo Ramusio il giovane a p- 9. dell’Opuscolo: La Giardiniera Suonatrice, ossia illustrazione di un antico sepolcro. Lettera del n. h. Girolamo Asquini (Verona. Bisesti i85o. 4- ) • L’As-quini attesta di aver vedute alcune Lettere originali del Ramusio dirette a Curzio Collore-do letterato friulano, e conservate nell’arcbivio di quella nobilissima famiglia nel suo Castello di Colloredo nel Friuli. Da queste Lettere apparisce che alcune Lapidi antiche, e quella ebe era già a Torcello, ed ora nella nostra Marciana di L. Ocio Patroclo, furono ottenute dal Ramusio in dono dal suddetto Curzio Collore-