5o8 SANTA MARIA NUOVA taro arcivescovo di Cipro in servitio del qua- quenza, l' alta le ultimò i suoi giorni. Infatti anche il Sanso-vino dice, che Io Spira era trattenuto onorata-mente da Livio Podacataro arcivescovo di Cipro;. cosi il Tolomei nel 154-3 da Roma scrivendogli, il domanda se sia pur con 1’ arcivescovo di Cìpri; e il Piccolomini nella dedicazione che fa alp arcivescovo della Istituzione morale ( Venezia 15 52, 8. ) chiamando divinissimo lo Spira dice, che si donò tutto all-arcivescovo di Cipri. In effetto egli era suo secretorio, e un punto del Testamento del Podacataro da me pur veduto in data io gennaro i555 lascia: a JVL. Fortunio Spira nostro amicissimo et fedelissimo segretario in segno di amorevolezza due. 3oo. Egli continuò ad essere segretario anche di Cesare Podacataro fratello di Livio, succeduto all’ arcivescovado di Nicosia, il qual Cesare col suo testamento 1557. 16. novembre dice : Al nostro carissimo messer Fortunio Spira nostro fedelissimo secretorio lasciamo ducati dusento, et sono certo che mons. reverend. di san Cipriano lo haverà per raccomandato, siccome mi ha promessot Troviamo lo Spira insieme con Seba-stiano Serlio, e Tiziano Vecellio aver sottoscritto, ed approvato il parere di Francesco Giorgi veneziano, minore osservante, allorché si trattò della fabbrica della chiesa di san Francesco della Vigna, e fu in data a5 aprile i535. L’ Aretino nel Libro primo delle sue Lettere ci dà un’ idea del- portamento di quest’ uomo e de’ suoi costumi, dicendo che ha maestà nella presenza, gentilezza ne’ costumi, maniera nelle azioni, grazia nei gesti, bontà nella natura, j'eVcitade nell' ingegno, fama nell'opere, e gloria nel nome .... che non solamente sa scrivere opere degne d’esser lette, ma parlare tuttavìa cose degne d’ essere scritte. E nel Libro IV. a pag. 4’ allo Spira scrivendo dice 3 chi vuole udir favellare la Toscana in la medesima grazia d'innocenza con cui la sua loquela ci nacque, legga le composizioni vostre piene d‘ immagini, di esempi, d’invenzioni, e di stile .... è difficile trovarsi una sì dolce,, s) cara, sì lieta conversazione coìti è la vostra. Ma non solo 1’ Aretino che da altre lettere ve-desi essere stato suo amico grande, ma tanti altri dotti di quel beato secolo pirlan di Fortunio con ogni estimazione. Io noterò quelli che mi son giunti alle mani. Il Sansovino ad-drizzandoglì una delle Lettere sul Decamerone ( p. 7.Ì. Lettere. Venezia 1 8. ) brama di materia, lo stil leggiadro, e i profondi soggetti che ha lo Spira, le quali tutte cose in lui raccolte lo rendono immortale. E nella Venezia lo dice Filosof o celeberrimo di profonda scienza-, nelle Cose notabili, aggiunge, gran conoscitor di tutte le lingue ; e nelle Lettere Amorose attesta, che lo Spira ingegno fondato nelle dottrine aveva piacere di parlar sodamente in tutte le materie che egli toglieva a trattare; ma nel verso era assai più, facile che nelle prose, ancora eh’ egli dicesse, che non era bene che l’uomo scrivesse nè in un modo, nè nell’ altro, etche chi sapeva contenersi dallo scrivere non faceva poco; poiché schivava di essere ugualmente lodato e biasimato dal-mondo. Dotto nella lingua ebraica lo attesta il Tolomei nella suindicata lèttera in cui desidera d’ essere informato dello stato suo; e Giammario Verdizzotti nella Vita di Girolamo Molino dice M. Fortunio Spira gentiluomo famoso a’ suoi tempi per valor d’intendere le lingue Hebrea, Greca, Latina e Volgare. Bernardo Tasso varie lettere gli addirizza, nelle quali se da una partet riluce l’amicizia vicendevole, dall’ altra apparisce il conto che dello Spira faceva, al cui giudizio assoggettava alcuni de’ suoi componimenti, mettendolo al paro con Sperone Speroni, e con Benedetto Varchi. Anche nelle Rime il Tasso scrivendo due Sonetti in morte di Fortunio esclama: Leggiadro stil, concetti eletti ed alti, Giudìzio, arte, saver; felice ingegno, T' han posto a par d'ogni scrittor antico. ..... il pregio porti Del grecoy etrusco e del latin sermone. Fu pure fra gli amici suoi Girolamo Parabosco che lo introduce a dialogo ne’ suoi Diporti. Ma chi il crederebbe? Di tanto suo sapere poco o nulla ci resta. E perchè? perchè schivava (Tesser lodato, come abbiam detto, e perchè ( soggiunge il Sansovino stesso nelle Osservazioni sulla lìngua ) non volse mai scriver nulla per non esser ripreso. Ciò malgrado abbiamo di lui le seguenti pochissime cose. 1. avere la cognizione delle cose, la chiara elo- Rime diverse. Nel Libro Primo delle Rime di diversi. Venezia. «Giolito 1545- 8., i5!\Q, e i54g. PaS' 2°9 e seS' *r°vansi tredici componimenti del nostro Spira, cioè 12 Sonetti e un Madrigale. I Sonetti cominciano: 1. Volgi cor mio la tua speranza ornai. 2. Presago del mio male anzi che sia. 5. Così non sentan mai l’usate offese. !\. Poiché 1’ ingorda e travagliata voglia. 5. S’ empia