ASa SANTA MARIA MAGGIORE te, ma poco vi si trattenne, parendogli di non poter pi» sostenere quella fatica, e perchè volle ritornare a Pesaro e rientrare nel possesso dei suoi beni che per la sua assenza erangli stati confiscati dal duca. Ch'egli più tempo sia stato in Udine professore pubblico di lettere fino dal i5oi lo attesta anche il Liruti nel tomo quarto p. 5gi delle Vite de’letterati, che per cura dell’amico mio nob Pietro Oliva del Turco sarà fra poco per uscire alla luce. Egli infatti dice che fu maestro di alcuni uomini friulani distinti, tra i quali Antonio Bellone: che avendo da Pesaro trasferita la sua famiglia in Udine, colà allora dimorava con Aurelio e Valerio fratelli suoi, che furono parimenti suoi discepoli; che dagli Udinesi fu spedito loro ambasciatore alla regina d’ Ungheria Beatrice d’Aragona innanzi alla quale recitò in favore degli stessi Udinesi un’ orazione che mss, si conservava dal lodatissimo P. M. Bergantini unitamente ad un epicedio e ad altra orazione in morte di Nicolò Savorgnano, delle quali cose fa menzione il Liruti dietro lettere originali del mentovato Bellone dirette ad Aurelio fratello del Filomuso suo amicissimo. Nè solamente in patria, e in Udine, ma in altri luoghi eziandio fu professore di lettere il nostro GianFrancesco rilevandosi, da alcuni giambi di Pierio Valeriano ( Delitiae ¡tal. Ran. Gherìi t. ir. p. 1073 ) che ne fu anche in Verona, i quali cominciano: Si nequis, Philomuse, nos adire Distentus studio negotioso; Iìum Rhetor nitidissimus Latinum Veronam eloquium doces amoenam: Te ec. e in effetto sappiamo che nel i5o6 il Cardinal Bembo avealo proposto a’ Veronesi per maestro della ¡oro gioventù, commendandone et vitam et eruditionem et dignitatem, facendo osservare quanto pochi sieno qui florerent optirnis mori-bus; e conchiudendo neminem esse cum Philo-muso comparandum ( Epist. famil. t. iv. opere p. 193 ). La fama della sua eloquenza, della sua prudenza e destrezza nel maneggio degli affari non permise che stesse egli ristretto solamente al dar lezioni di belle lettere, ma gli furono appoggiati eziandio affari di maggior importanza. Primieramente è noto eh’ egli godeva la grazia di Leone x il quale in un suo breve datato nel luglio 15 15 lo chiama cubìcularius et familia-ris noster et continuus commensalis. Anzi nelle cronache de’ cittadini Veneziani mss. di Alessandro Zilioli si legge che il suddetto Pontefice anche nel i52o a’ 22 di aprile conceduto aveva ampio privilegio a Monsignor Gioì France- sco Soperchio prelato assistente e familiare del Pontefice, il quale non contentossi solamente di onorare il Filomuso, ma creò altresi conti Palatini perpetui Mons. Girolamo Soperchi il gio-vane protonotario particolare e Referendario dell’una e 1’ altra segnatura, e Valerio ed Aurelio fratelli, colla solita facoltà di crear notari, legittimar bastardi, ec. avendo fatti nobili Romani i loro discendenti. Approfittando dunque i Pesaresi della benevolenza che il Pontefice Leone donava al Filomuso, e trovandosi egli del 1515 in Roma per una sua causa, pensarono di servirsi dell’ opera sua affinchè dal Papa implorasse un sollievo alla loro misera città oppressa dalle angarie de’ soldati di Vitello Vitel- li, i quali ci viveano a discrezione. Ciò accadde quando il valoroso Francesco Maria della Rovere duca di Urbino, e Signore di Pesaro dovette abbandonare il suo stato e ricoverarsi in Lombardia sciogliendo i suoi sudditi dal giuramento coll’ esortarli ad adattarsi ai tempi per sottrarsi da mali maggiori ( Leoni Vita di F. M. iv. duca d'Urbino p. 1 88. e Guicciardini Storia d'Italia voi. in. p. 193. ediz. di Frij*urgo ). Come è noto Lorenzino de Medici nipote di quel papa fu dichiarato in sulle prime luogotenente di quello stato. I pesaresi pertanto spedirono a Roma Innocenzio Sinibaldi soggetto anch’egli di vaglia, ingiungendogli di unirsi al Filomuso, ed in tale rilevantissimo incarico senza il consiglio di lui nihil agere debeat (Instruz. del consiglio di Pesaro. 16. giugno 1516 spogli Alm. t. 11. p. 345 ). Ma in quel frattempo quei della comune vedendo che il domandare uno stabile padrone era la migliore provvidenza , aderendo anche alle secrete insinuazioni, commisero al loro vescovo eh’ era colà ed al Filomuso, che formalmente chiedessero al papa per loro principe Lorenzino de’ Medici ; il che senza difficoltà fu loro accordato; ed il Filomuso adempiuto il suo incarico in si difficili circostanze meritò dal consiglio intiero atti di ringraziamento. Avvi del Filomuso un bel carme a Giovanni Sforza nell’ Orazio del 1490 da lui emendato, su di che si osservi il Mittarelli ( Bibl. s. Mich. Muriani in edit. saec. xv. col. 557). ov’ è intitolato poeta Laureatus; e infatti il Filomuso fu coronato poeta, avendosi un ode saffica di Augusto Geronimiano poeta del Friuli nella quale canta le lodi dell’amico suo Filomuso nell’occasione che questi fu coronato da Cesare come bravo poeta ( Vedi Liruti Lett. Friul. 1. 5gg- e l’opusculo Augusti Vatis Odae.Venetiis Moreti 1629 ad Philomusum pisaurensem poetam) -