SANT’ di quattrocento ducati, e di altre cose necessarie al culto divino ( Vedi Sansovino p. 76). Venne a morte Alessandro in Venezia nel 143ij e come aveva ordinato nel suo testamento 1427- 20 febbrajo in atti di Francesco Ghibellini Notajo Veneto, volle esser tumulato innanzi l’altare della titolare nella cappella da esso eretta, come anche apparisce dalla Inscrizione seguente al num. 5 (1), e sembra dall’ epigrafe num. 4-> che Bonromeo suo fratello vi morisse anteriormente, cioè nel 142a. Anche quel Galeazzo che abbiam veduto figliuolo di Bonromeo per il ristauro del Tempio, che nel i436 si faceva, contribuì cencinquanta scudi d’ oro, e volle coperto delle vesti Olivetane essere sepolto nello stesso tumulo di Alessandro (2) . Quanto al corpo di sant’Elena,per la conser- ELENA 5^9 vazion decorosa del quale fu eretta dai Borro-niei la magnifica cappella, scrive il Dandolo ( Lib. X. cap. IV. partic. XX ) , che nell’ ottavo anno del doge Pietro Ziani, che corrisponde all’anno di Cristo 1211, Aicardo canonico regolare nel cenobio di sant’ Elena recò da Costantinopoli questo corpo, e riposelo nello stesso suo cenobio. Quindi osserva il Cornaro essere favola quella del Sansovino, che le sacre spoglie dell’ Imperatrice fossero nel 111 a portate da Costantinopoli, e dapprima collocate nella Chiesa nostra di santa Maria dei Servi, e di là nel 1208 trasportate a quella dei Carmelitani ; giacché negli anni dal Sansovino enunciati non erano per anco eretti quei due monasteri ( 1. c. p. 178, 170 ) (3). Quanto poi alla identità di queste Reliquie, (1) Nel sopraccennato codice membranaceo si ha uno squarcio del Testamento del Borromeo che comincia : Partida testamenti nobilis et devoti viri dni Alexandri de bonromeis facti et autenticati venetiis per ser franciscum gibellini notarium in rivoalto 1427 d'e ao fe-bruarii ab incarnatone dni. Vi si legge ciò che han già notato e il Lancelloti e il Cornaro. Quanto al suo corpo dice : Itern iussit voluit et ordinavit corpus suum sepeliri debere apud locum et mon. sce helene de venetiis castellane diecesis in capella quam ipse testa-tor fabricari fecit in dea archa sce helene in terra ante altare ipsius eapelle sub crucifixo ligneo ibidem posito .... Quanto agli effetti legati dice• Item legavit pdco loco et mo-nasterio sce helene omnes Tibros, calices, thuribulos, crucem argenteam, paramenta, corti-nam de razzo et alias res per ipsum testatorem data et datas pio celebrando et dicendo divina officia .. : . Quanto poi alla costruzione degli edificiì dice, che sarebbe assai contento se il nobile ed egregio Bartolommeo Donato q. Maffio volesse soprain tendere al lavoro delle celle e dell' orto. Che se però esso Donato non volesse assumere cotesto peso, pur ne prega il provvido uomo Aliprando Guidicioni suo amico ( del quale sì è detto nella nota anteriore); e pel caso finalmente che nò il Guidicioni volesse questo incarico lascia che i commessarii facciano come loro piacerà. (2) Nel ripetuto codicetto si legge: i456 adi z5 marzo . El ponto del testamento de s galeazzo bonromeo devoto e benefator nro. Nota chomo e lasa al monestier de sta helena per far la giexia la qual lui volea far e Jasa due. i5oo, i mile sie liberi, e i 5oo in volontade de i suo comesarj. Anchora lasa due. 000. de boni dinari i quali sia compradi de ’nprestidi, e voi che ’1 prò di questi 5oo sia mesi in reparation de la giexia e de la capela e del dormitorio, e non bisognando a riparation de diti logi voi chel prò sia meso a la sagrestia in paramenti, e in cose utile, e questo testamento si ha fato p. Antonio gambaro nodaro in rialto compagno de s. Francesco di ge-belin . et questi sono i soi comesarj el nobil homo mis. Andrea Donado el cavalier, ms. Lunardo Zustignan, ms. Marco ierizo, s. nicholo bonaiuti, madona nana fo so dona, e s. Lazaro de zuane de pistoja. E fo sepelido eum Ihabito nro indoso el so corpo in lare ha de ms. Alesandro in la capela soa. (5) Nel Cornaro (p. 2i5) e nelle Carte del Monastero si trova un istromento notarile che ricorda la traslazione delle Reliquie di sant’Elena a Venezia, e dice che per non distrarne, come già si era fatto per l’addietro, nel dì 13 giugno 156y furono rinchiuse in una cassa di piombo, alla presenza di più persone, sendo abate del Monastero il padre Benedetto Pesenti Veneto. Nei Diarii poi del Sanuto ( voi. xxrn. p. 79, anno i5ig a’ 26 di marzo) leggo che gli ambasciatori nostri Antonio Suriano dottore e cavaliere, e Lorenzo Orio dottore, il primo già stato in Ungheria, e Ualtro eh’ era per andarvi, deside-Tom. III. 47