86 SS. FILIPPO co nel li07 sottoscrisse un diploma del doge Ordelaffo Faliero ( Cornaro III. 70 X. 180). VI. Giovanni A^dream primicerio di s. Marco. Leggesi il suo nome nel catalogo de’benefattori del monastero di Polirone ( Padolirone) di Mantova, il qual catalogo sta posto alla fine dell’ Evangeliario scritto circa il 1097 e dona-to dalla contessa Matilde a quel monastero. Quindi 1’ Ughelli (T. X. col. 555 ) conghiettu-ra che Andreadi vivesse circa 1109, e lo colloca dinanzi a Benedetto Falier(i). 11 codice era posseduto dal patrizio veneto Giambattista Recanati che, per testimonianza del Cornaro, mandollo poi in dono al monastero stesso . 11 Cornaro però e 1’ Ughelli sbagliarono nel nome chiamandolo Simeone e non Giovanni An-dradi (X. 180 ),• ma Apostolo Zeno in alcune sue note manuscritte allo Stringa, ( esemplare esistente nella Marciana ), e che vide il libro allor posseduto dal Recanati lesse Ioannes An-dradi. Confermata è poi questa lezione anche dall’abate Tentori ( IV. 3i3 ) che fece esaminare il codice stesso dal Bibliotecario di Polirone. Di questa antichissima famiglia Andra-di, o Andreadi estinta nel 1 226 vi fu Giorgio f. di Gregorio, patriarca di grado circa 1’anno 896 (Dandolo R. I. col. 194 ), e Pietro il quale circa il 983 fu mandato dal doge Tribuno Memmo ambasciatore con altri all’Imperado- E GIACOMO re Ottone II che per la morte crudele sofferta da Pietro IV Candiano doge volea rompere i patti co’ Veneziani; e trovatolo a Verona acconciò con esso lui le differenze e raffermata fu la pace. (Dandolo. lì. I. T. XII. col. 219). Egli è sottoscritto anche nell’istromento dell’anno 982 da noi allegato al numero III di questa serie . VII. Rosoaldo primicerio di s. Marco nel u5a sottoscrisse una sentenza data da Enrico Dandolo patriarca di Grado in favor della chiesa di s. Maria di Murano. ( Ughelli T. V. colonne 1071. 1572. 1376. Cornaro X. 180. e nelle chiese Torcellane. Parte II- 60 ) Lo stesso Cornaro poi nelle Notizie Storiche p. 199, dice che il Bortoaldo intervenne a un Concilio Provinciale convocato dal patriarca Dandolo. Il Tentori ( T. IV. p. 511 ) scrive di aver trovato in tre luoghi il nome del Bonoaldo, cioè 1. in un documento che conservasi nell’ archivio di s. Donato di Murano; 2. in una sentenza (del cui fatto egli dubita) pronunciata dal detto patriarca a favor della chiesa di s. Alaria di Murano; 5. nel Concilio Provinciale tenuto dal detto Dandolo per regolare la disciplina del clero. Ma il Tentori divise malamente in tre parti una cosa sola, perchè uno solo è il documento che ricorda il Bonoaldo, cioè la suddetta sentenza data nel 1 i52, ed esistente già nell’Archivio. di Santa Alaria e Donato parrocchia dì Mura- (1) Il Cornaro (T. X. ** 180.) dice che questo Evangeliario è scritto del i2o5., e quindi colloca V Andreadi dopo Benedetto Falier che qui abbiamo al num. Vili. L’ Ughelli allo incontro (T. X. 555,) dice essere l Evangeliario scritto circa il 1097, e Perciò pone l’ Andreadi innanzi al Falier. In questa disparità di anni, non avendo sott’ occhio il Codice per vedere chi vada errato, io intanto sto coll’ Ughelli pel solo motivo, che essendo la celebre contessa Matilde nata nel 10^.6, e morta nel m 5. non poteva certamente donare al moni-stero di Polirone un libro che fosse scritto nel i2o5. ma sì uno che fosse scritto nel 1097. circa. Dalla Istoria del Monastero di s. Renedetto di Polirone. Modena 1696. l\. scritta da Benedetto Bacchini; e dalle Memorie della gran Contessa Matilda scritte da Francesco Maria Fiorentini. Lucca 1756. nulla si ricava rapporto a questo Evangeliario ove si parla della copiosa libreria raccolta e donata al Alonastero dalla contessa Matilde, che morì del 1 n i> a’ 2 di luglio. Malgrado però le cose dette la quistione non è tolta, imperciocché potrebbe essere che il codice fosse in effetto scritto circa il 1097, e che il nome del primicerio Andreadi fossefatto t anno 120.], essendo cosa comune il vedere negli antichi codici delle giunte posteriori ; tanto più. che trattasi di un Catalogo di benefattori, il quale di anno in anno poteva essere accresciuto di nomi nuovi. Ecco quindi il bisogno di vedere co’proprii occhi le cose. Ala e come poter vedere questo codice, se dalla libreria di Polirone passò nelle mani di mons. vescovo Alauro Mari il quale morto a Padova nel 1814. la sciolto a suo fratello don Giuseppe, che recatolo a Alilano il diede all’ ab. don Luigi Celotti, il quale pochi anni fa, lo vendette in Londra, come da lettere a me dirette dall’ ab. Fortunato Federici Vicebibliot. di Padova, dal Marchese Janjacopo Trivulzio di Alilano, e dullo stesso ab. Celotti che ora (ann. 1827) si trova in Vene.zia ? Queste codice è rammentato anche nella Stona Pittorica del Lanzi T. IF. p. 4 Bussano 1809. 8.