S. AGOSTINO 55 padrone dispotico; ma si come capo di nn governo ch’era amministralo da una fazione, da un partito. Debellato che fosse il capo cadevan i suoi partigiani, e subentrava il nuovo signore co’suoi alleati. Non è però che il nuovo capo non potesse avere la mira eziandio di innovare in qualche parte 1’ amministrazion del governo, creare, per esempio, nuovi magistrati, e abolirne alcuni ec ma quand'anche ciò fosse, questa sarebbe una mira secondaria; la principale essendo sempre quella di farsi signore ossia capo del governo, colla morte, o almen colla deposizione del capo del partito contrario . Che se il Tiepolo continuò nelle sue macchinazioni anche dopo la morte di Marco Querini (che avvenne duran’e la zuffa), e dopo la morte ezian-dio del doge Gradenigo (avvenuta nel i5ii ) quando bandito co’ suoi partigiani da Venezia andava vagando pel Trivigiana, pel Polesine, pel Padovano, ciòprova che l’animo suo era tuttavia fervente contro i rimasti seguaci del defunto doge, e contro i seguaci delti succeduti dogi Marino Zorzi prima, e poscia Giovanni Soran-zo, e insomma contro tutti quelli che non erano del proprio partito Querino-Tiepolo. Nè fa ostacolo che i registri, le leggi allora contro co «toro emanate, le parole de' cronisti chiamino congiura contro lo stato e contro il dominio il fatto del Querini e del Tiepolo. Queste leggi eran l’effetto della stessa fazione trionfante ; ed era ben naturale che questa fazione avendo immedesimata la salute della repubblica colla causa propria privata, chiamasse congiurati e ribelli «elio stato tutti quelli della fazione contraria ; e che i suoi decreti li colpissero come rei di lesa Maestà, e cospiratori contro la salvezza della cosa pubblica e contro la patria. Quanto poi a’ cronisti, sono per lo più tutti posteriori d’assai all’avvenimento . Essi usaron l’espressioni delle leggi suddette, e molti poi divagarono nel darci le parlate periino che tennero i congiurati (o a dir meglio i sediziosi, i fazio-narii ) nelle loro combriccole ; parlate che pon-no bensì riguardarsi come pezzi di eloquenza dello storico, ma non come verità indubbie de’ pensamenti de’radunati Querini e Tiepolo e loro seguaci • È assai però lodevole lo storico Tentori se aguzzò 1" ingegno nel far vedere che il Tiepolo non congiurò contra il doge pel genio al? antica costituzione della repubblica ed odio alla nuova riforma, ma che vi congiurò per P oggetto di costituirsi tiranno di r enezia col di-ttrvggerc la repubblica. Imperciocché , co*i scrivendo veniva a porre un riparo in qualche modo al furore democratico del 1797, in cui nel ai mietitore (cioè a’9 di luglio) in una delle pubbliche sessioni da alcuno s’ era propo sto di onorare la memoria di Boemondo, quasi che un eroe fosse e un martire della libertà, col-1’ erigergli un busto, col tome qualunque monumento d’infamia, col porgli inscrizioni di lode, e col celebrargli ogn’ anno a’ ió di luglio un solenne funerale. Se non che alcuni altri più posati, prima di decretare codesìi onori al Tiepolo, insinuarono che I’ argomento dovesse rimettersi al comitato di Pubblica Istruzione, affinchè consultati i filologi e i documenti diplomatici si riconosca la vera storia di lui, e quale veramente sia stato lo spirito che alla congiura lo ha mosso: Quale sin stato il vero carattere politico di Bajamonte Tiepolo e se Ju tratto solamente dal genio della libertà e della democrazia ad impugnar l'armi contra il governo d’ allora di cui era capo Pietro Gradenigo. E fu decretato un premio di cinquanta zecchini a chi documentata producesse una Relazione. Salvador Marconi e Tommaso Gallino furono così opinanti. Vedi Quadro delle sessioni pubbliche 1797. per il Curii p 186 187. il Monitore Veneto *797- p- 2¿5. ov’é il discorso fatto dal Municipalista Sordina a favore del Tiepolo; e il volume IV della Raccolta di carte pubbliche ec. Gatti 1797. a p. 236. 2.17. ov’è il decreto col programma e la promessa del premio in data aò mietitore ( 10 luglio 1797. )• Fra quelli che presentarono mss. questa Relazione fu l’ab. Tentori (il quale aveva già parlato di Boemondo anche nePT. V. della Storia Veneta) che la stampò 1’ anno dopo sotto 1’ austriaco governo, col titolo : Il vero carattere politico di Bajamonte Tiepolo ec. Venezia pel Curti 1798. 8. e 1’ erudito sig. Iacopo Chiodo che mss. similmente ne presentò una al Comitato, e che non fu mai stampata, avendone copia l’autore con tutti i documenti ch’egli stesso estrasse dai pubblici registri negli archivii nostri esistenti. i\el 1797 però varii opuscoli su questo proposito uscirono, e fra questi mi son noti: uri Allocuzione al sovrano popolo veneto col titolo : Memorie di Bajamonte Tiepo- lo in occasione delle solenni pubbliche esequie. Ven. per Isidoro Borghi 1797. 16. Un Opusco- lo Storico della così chiamata congiura Querini e Tiepolo . Ven. 1797. la. ove si loda il democratico fedele Francesco Fantebon che ruppe la colonna d’infamia di cui dirò in appresso. Evvi anche Narrazione storica ove si con-