LA CELESTI A aog di Giacomo la quale erasi con Bertucci mari- tre veggiamo da queste lettere il contrario, e tata nel 1466 ( Barbaro Genealogie). Nacque sappiamo poi che la vita passò egli in Venezia circa il x47° ed estratta balla d’oro nel 20 no- e nello stato Veneziano. E anche dalle sue vem. 1490 tu ammesso a’magistrati della re- stesse parole vediamo chiaramente ch’egli ri-pubblica fra’quali ebbe quello di Signor di not- cusò gli onori che quella corte avevagli propo-te al Criminale. Narrasi che in questo officio sii, avendo rifiutati et fuggiti gli honori et le dovendo egli dar sentenza del taglio della ma- dignità che non solamente ni /laverebbe potuto ad un malfattore, tanto orror n’ebbe che ri- to dar la rep. nostra, ma quegli anchora che nunciò al magistrato (Contarini. Giardino. Par- m’havea già dato la romana corte (Vita di M. te I. p. a86; Fiorelli detti e fatti Ven. Lib. V. Trifone ec.); e cosi presso a poco scrive a M. p. a5i). Comunque sia, egli è certo che mentre Vincenzo Rimondo nel di quarto di aprile 1039 speranze dava Trifone di ottima riuscita nel (Pino Lett. Voi. II. p. 272) Che se vedesi promaneggio dei pubblici affari, lutto a un trailo posto nel 1 :> al patriarcato di Venezia, leg-risolse di abbandonare gl’impieghi, e di abbrac- gendosi nel Sanuto (Diarii XXXVI. p. 11) il ciare lo stato chericale. In quale epoca ciò ve- suo nome registrato cosi/ il Ilei’. D. Trifon ramente accadesse, non so; ma da una lettera Cabriel q. c liertuzi el Kav. nella qual occa-iialiana di Pietro Bembo a Trifone datata da sione però fu eletto Girolamo Querini; ese nel-Ferrara nel a febbrajo i49^ >n cui dice essersi l’agosto i5a7 proposto per il vescovado di il Gabriele espedito da Roma, e posto in quie- Trevigi, che poi si diede a Vincenzo Querini te; e da un’altra latina di esso Bembo a Tri- (Sanuto XLV p. 471 ); ciò non vuol dire ch’egli fone datata da Ferrara nel >499* s' Pu° argo- desiderasse cotesti onori; ma sì che fu stimato mentare che intorno a quell’epoca siagli sta- degno che gli si concedessero. Al qual proposito conferito il sacerdozio, dicendo.- Et si in- to egli scriveva al fratello Francesco e al nepo-credibilem cepi voluptatem ex eo, quod mihi te Bertucci : Ringrazio C illustrissimo senato, significasti de confectione sacerdotii tui ec. sì coloro che mi hanno voluto, come coloro che (Jipist. fam. p. 41-) e Opere. 'Tomo III. p. 102.) voluto non mi hanno. Quelli perchè mi crederli siccome l’oggetto principale eli’ ebbe Tri- vano far bene; questi perchè me lo hanno fat-fone nel mutare stato di vita egli era quello di to. Sieno degli altri le mitre e le corone. Ru-poter più agiatamente attendere agli studii, co- ra mihi et rigui placeant in vallibiis amnes. si poco curò di beneficii ecclesiastici che di- (Vedi lettere di lui al n. 5. delle Opere ). Da-storlo potessero dal suo divisamento. Il Bembo tosi pertanto il nostro Trifone allo studio, qui stesso in una lettera nel i5ai adi 29 luglio di- è dove la sua fama altissima levossi. Coll’ assi-reità a messer Panfilo Rosolino dice, che i due dua lettura de’classici, greci, latini, ed italiani, chericati eh’ erano di Trifone ora eran di lui e con un circolo di scelti amici egli ha potuto e che Trifone aveagli rinunciato tulto ciò che divenire dottissimo principalmente nella latina rimanevagli ancora a riscuotere (Lettere. Ope- e nella italiana favella, nella qual ultima repure Voi. 111. fol.) E avendo il Gabrieli anterior- lavasi uno de’più perfetti maestri che allor ci mente fatto voto di entrare alla religione, prò- vivessero . Nè solamente per sè ebbe studiato ; curò che il Bembo nel iói5 impetrassegli da ma sì ancora per altrui ; perrocchè, senza il mi-Roma lo scioglimento come appare da lettera nimo guadagno, a chiunque udirlo voleva, ed di esso a Trifone: Ilo impetrata Cassoluzione eran moltissimi, comunicava a voce la sua scien-da N. S. del voto che voi faceste sì de ineun- za, e leggendo agli amici e a’discepoli le gre-da religione come eziandio de libris gentilium che e latine opere, fralle quali la poetica di non legendis ec. (ibid.) E qui è ad avvertire Orazio, le orazioni di Cicerone, i versi di Vir-uno sbaglio del Crescimbeni ( Coment, voi. II. gilio, di Dante, del Petrarca mostrava loro le Parte II. p 2o\) il quale scrive che Trifone bellezze di ciascheduno, non tacendone i difet-seguì la corte di Roma ove per lo più fece di- ti, e formandone cosi una sposizione erudita e mora; il che si verificò bensì del contempora- giudiziosa. Non pur di questo (del Petrarca ) neo Trifone Benzio; ma non del nostro, men- e dell'altro Fiorentino poeta, dice il Daniello, no tome notò il Cappellai*. Nelle Genealogie però del Barbaro non s'indica che questo Trifone f. di Iacopo fosse vescovo Argolicense ; cosicché resti la Jede di ciò presso il 6appella ri.