SANT’ ANGELO suoi brindisi i voli di Orazio, le sue satire il fiele di Giuvenale . E di Giuvenale prese altresi a tradur le satire, e con sì felice esito, che si direbbe il dialetto viniziano avere acquistato sotto la sua penna la gravità e il nerbo della lingua del Lazio. Che più? Tentò anche il metro elegiaco, e due canti che scrisse in morte di suo figlio sono così teneri e delicati, che a leggere ci è forza lagrimare (1). Ma il genere, in cui il Buratti si esercitò più di frequente è il satirico, genere pieno di pericoli e di lusinghe, che gli procacciò qualche picciola inimicizia, e gli fruttò non picciola gloria. Nè vuol tacersi, che le poesie del Buratti si tingono qualche volta di un color fescennino, che fa torcere il naso a coloro qui Curios simulant et Bacchanalia vivunt; ma questa tinta fu in lui più 1’ effetto delle circostanze, ohe del suo libero volere . Al qual proposito merita di essere riferito ciò eh’ egli scriveva ad un suo amico: « Alieno dalla n così detta bella società per quelle noje mor- ii tali che non vanno mai scompagnate, io vi-« veva con tali uomini che non davan luogo a » versi che fra i bicchieri, e li volevan conditi »di sali corrispondenti all’ottuso loro palato. 167 n Bisognava dunque di necessità rinforzar la » dose per essere inteso e gustato. Ecco il vero » motivo del genere prescelto a quello che più » si confaceva alla tempra della mia anima » capacissima per intervalli delle più dolci emo-» zioni. Che s’ella mi domanda la spiegazione » di questo fenomeno, io non saprei da altro ri-» peterlo che dall’infinita debolezza del mio » carattere, che prendeva in gioventù le abitu* » dini di chi mi attorniava» . Ma non sempre il Buratti scrisse in modo che se ne dovessero scandolezzare le orecchie delle vergini e de’fan-ciulli. Di castissimo argomento sono infatti le sue poesie stampate nel T. Vili della Collezione delle migliori opere scritte in dialetto ve-neziano. (Venezia Alvisopoli 1817 i6.°)(2). Un’ altra edizione de’suoi versi fu fatta alla macchia in Toscana con la burlesca indicazione ad usuiti Delphini (5). L’autore ne fu assai dolente, poiché se egli si concede qualche scherzo nella confidenza di pochi amici, è troppo discreto per non volere che si propaghi con la stampa (4)- Bene agiato de’beni di fortuna, favorito di sembiante gradevole, colto, anzi lindo nel vestito, di un dialogo facile, urbano, e pic- ( 1) Questi due canti furono impressi nel mese di luglio di quest' anno t83o nel foglio di Milano Ì eco, num. 85, col titolo : Sfogo malinconico per la morte del mio primogenito . Vi si premetton queste parole d’ onore : 11 dialetto Veneziano e per la molta sua grazia e per le commedie del Goldoni è generalmente conosciuto in Italia; e non pure in Italia ma oltre i monti ed il mare è celebre il nome di Pietro Buratti a cui le lodi dì Giorgio Byron e I’ universale consenso danno il primo luogo fra i poeti viventi che scrivono in dialetto. Noi crediamo pertanto di far cosa assai gradita ai nostri lettori presentando ad essi questo suo componimento inedito nel quale una poesia mirabile e nuova congiunge le concezioni più sublimi dell’ intelletto ai sentimenti più affettuosi del cuore . (a) Parecchie di queste rime in dialetto Veneziano erano giù state precedentemente stampate a parte secondo 1’ occasione, come la Canzone intolata Venezia rigenerada 1815, c il Dialogo per le nozze Valmarana e Valmarana 8. Ne ha poi dell' altre sparse in alcune Raccolte del nostro tempo, come in quelle per le nozze Fabro, Marzio—Concini, Malanotte — Gaietti, Mantaani ec. e nella raccolta per la celebre cantatrice Enrichetta Laland fatta imprimere dalla nobile famiglia de’ Conti Valmarana MangilU nel »824, col ritratto della laudata. (0) Colla falsa data di Amsterdam, ma veramente in Firenze nel 1823 furono stampati in 8. questi suoi versi col titolo: Poesie e Satire di Pietro Buratti Veneziano corredate di note preliminari ed annotazioni scritte dallo stesso autore. Chiunque sia stato V editore di questo libro, esso uscì non solo senza il consentimento ma pur senza saputa del Buratti, de' cui manuscritti si è inurbanamente abusato per sola avidità di guadagno ; il perchè Vautor giustamente ne fece altissimo lagno. Non sono però nè tutte qui entro, nè le migliori sue poesie . Ne ha più volumi mss. e va, benché non così frequentemente come per L'addietro, scrivendo tuttora ; e sono avidamente lette e richieste e copiate le mille volte, non altrimenti che erano un tempo le Poesie del cavaliere Dotti. (1) Il poeta stesso parlando alla Musa (Voi. VIII. della suddetta collezione1 817J dice: Tom. III. # 2 a